Ci è voluto il miglior Dybala degli ultimi cinque anni per tirare fuori la Roma dalle sabbie mobili in cui s’era infilata. Se la doppietta al Monza era stata il battesimo romano in una sorta di festa organizzata per lui – con madre e fidanzata al seguito – la serata di ieri vale persino di più.
Perché stavolta non c’erano volti amici, la partita non era una comoda discesa, ma un cespuglio di spine. E Paulo non solo ha segnato, ma nel momento più complicato, quando le batterie della sua squadra iniziavano a lampeggiare ha trovato in fondo al cilindro da mago il numero da tre punti: un arco capace di sparire davanti alle gambe dei difensori dell’Empoli per comparire sul piede di Abraham a un metro dalla porta: far segnare il pessimo Abraham di ieri è l’altra metà del numero.
Tre gol nelle prime sei giornate di campionato Paulo non li segnava da 5 anni, quando ne infilò addirittura 8. Un passo deciso per meritarsi il numero 10 a cui in estate aveva prudentemente rinunciato in favore del 21 per non ledere la maestà di Totti. La scelta di Mourinho di risparmiargli gli ultimi 10 minuti è una ammissione sconsolata: il destino della Roma oggi dipende da Dybala. Lo ha voluto per questo, esponendosi ferocemente con il general manager Pinto e la famiglia Friedkin.
E magari presto chiederà di lasciare all’argentino anche i rigori, visto che dopo la collezione di errori dello scorso anno, anche il primo di questa stagione ha prodotto un rimpianto, calciato da Pellegrini sulla traversa. Per (sua) fortuna, la Roma non ha dovuto rimpiangerlo.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci