Il compito più difficile: correre, guardandosi alle spalle. La Roma è nel pieno della volata Champions, non le accadeva – a questo punto della stagione – dai tempi di Di Francesco e con Spalletti, addirittura, il 21 gennaio del 2017, alla ventunesima giornata, dopo aver battuto il Cagliari, era salita a 47 punti, a meno quattro dalla Juve prima. Ora il percorso è ad ostacoli e ci sono delle criticità che Mourinho, non smette di sottolineare.
Come ad esempio la rosa non troppo grande. Un problema, sì, a seconda di come lo si vuole vedere. I giocatori – almeno nei numeri – ci sono, il problema è quanto Mou li consideri e li utilizzi da qui in avanti. Fino ad oggi li ha sempre impiegati col contagocce, chi più e chi meno. Giocare sempre con gli stessi, lo dice proprio il tecnico, è rischioso. Di positivo c’è il rientro imminente di Gini Wijnaldum (“mi sento bene, sono pronto a tornare“), che doveva essere l’uomo in più ma per via del grave infortunio subito in agosto, non lo abbiamo mai visto.
Con l’arrivo della stagione delle Coppe, la Roma tornerà a giocare ogni tre giorni. E una rosa bloccata con dodici/tredici giocatori non è/sarà conveniente, e soprattutto sarà pericoloso. Il 16 e 23 febbraio ci sarà il doppio confronto in Europa League con il Salisburgo, vedremo come e se lo Special One gestirà i suoi calciatori in vista dello sprint Champions.
Un altro aspetto positivo in questo mese di campionato è il calendario, che sulla carta sorride a Mourinho. Fino al derby del 19 marzo, la Roma dovrà vedersela con il Lecce al Via del Mare, con il Verona all’Olimpico, poi andrà a Cremona, quindi in casa con Juve e Sassuolo
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni