La domanda è diretta, senza vie d’uscita: “Pinto, può garantire che Zaniolo il prossimo anno giocherà nella Roma?“. La risposta è altrettanto chiara e per certi versi sorprendente: “Non posso io, non può nessuno“. È il titolo che mancava ad una conferenza stampa piatta, volta a difendere chi è rimasto (“Diawara? Il suo mancato addio non ha precluso un altro arrivo“), il proprio operato “L’obiettivo era inserire giocatori utili bilanciando i costi“) e a lanciare un messaggio all’esterno (ai procuratori, ndr) sui rinnovi: “Adesso è il momento del collettivo, di concentrarci sui risultati. Non è il momento di parlarne“.
Proprio quest’ultimo punto si riallaccia al discorso di Nicolò. Pinto e quindi la Roma certificano che il talento più fulgido della rosa non è incedibile. Che poi questo termine nel calcio moderno abbia perso di significato è un altro conto. È però un dato di fatto che lo scorso anno, solleticato sul rinnovo o meno di Pellegrini, la risposta del dirigente era stata differente: “La nostra voglia e la sua di andare avanti insieme è la stessa, non è però il momento di parlarne“.
Per capire la vicenda vanno chiarite le posizioni del club e del calciatore. Zaniolo aspettava il rinnovo prima del secondo infortunio. Juventus e Tottenham si erano già fatte vive un anno e mezzo fa e Nicolò aveva avuto la rassicurazione che sarebbe stato accontentato. Poi c’è stato il nuovo ko, la lunga riabilitazione e quando è tornato in campo, la società ha preso tempo per capire le reali condizioni del ragazzo. Rassicurata non tanto dalle prestazioni (inevitabilmente altalenanti) ma dal recupero atletico, a ottobre sono iniziate le prime manovre. Un paio di incontri volti a constatare differenze sia sulla durata del contratto (Zaniolo vorrebbe un triennale) che sull’importo dello stesso.
A Trigoria intendono inserire infatti Nicolò (che attualmente guadagna 2,3 milioni più premi) nel gruppo dei calciatori che viaggiano sui 3-3,5 milioni d’ingaggio (Mkhitaryan, Smalling, a breve Mancini, El Shaarawy, Sergio Oliveira con i benefit) mentre lui mira ad avvicinarsi ai top della squadra (Abraham e Pellegrini). Per intenderci: una base di 4 milioni ai quali aggiungere facili bonus.
Fino a qui, una normale trattativa con domanda e offerta che cercano di trovare un punto d’incontro. Il banco salta dopo la nottataccia di Bodo (21 ottobre). Pinto (su input dei Friedkin) congela le trattative per il rinnovo non solo con Nico ma con i calciatori in scadenza nel 2024. Inizia così la grande attesa. Trascorrono i mesi ma la chiamata non arriva. Nel frattempo salta la trattativa per la risoluzione del contratto di Santon (seguito dalla stessa agenzia) e all’improvviso torna in auge il pressing della Juventus.
Alla prima occasione pubblica, arriva (puntuale) la risposta di Pinto. Un caso? Probabilmente no. Perché se chi è vicino al ragazzo ritiene che quella frase sia propedeutica a preparare la piazza ad una possibile cessione estiva, non sono in pochi che ritengono che le parole di Pinto fossero indirettamente rivolte a chi lo sta pressando (sfruttando i media) per il rinnovo. Della serie: è la Roma a decidere quando mettersi seduti a discuterne. E da quello che trapela, dopo una riunione interna della scorsa settimana, l’intenzione è farlo solo a fine stagione.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina