La Roma non c’è più. Anzi, è più giusto dire che non è più quella dell’ultima Champions. Perché a Madrid perdere ci può stare, ma non così. Il Real vince 3-0, ma il punteggio non rispecchia quanto si è visto al Bernabeu. Tiro al bersaglio, con Olsen protagonista. Quando, lo scorso aprile, i giallorossi finirono ko al Camp Nou (4-1) nell’andata dei quarti, sfidarono alla pari il Barcellona. Sono passati 5 mesi e la squadra non gioca più. Ridimensionata e vulnerabile. Nello spirito e nella rosa.
BASSA QUALITA’ – Il mercato di Monchi è come se viaggiasse sulle montagne russe. Le luci del luna-park le prova ad accendere Di Francesco che fa debuttare il diciannovenne Zaniolo, preferendolo a Pellegrini e Cristante. Bocciatura tecnico-tattica, ovviamente momentanea, per gli azzurri. Punizione annunciata, invece, per Kluivert che viaggia ad alta quota e deve probabilmente tornare con gli scarpini per terra. Così sale in tribuna insieme con Karsdorp e Jesus, largamente insufficienti domenica contro il Chievo. Non c’è, dunque, da sorprendersi per la formazione di partenza e per la raffica di esclusioni. E nemmeno per l’ovazione della gente per Manolas, l’eroe della passata edizione. La difesa è quella titolare, Nzonzi, come previsto, fa la mezzala, Under ed El Shaarawy hanno ancora spazio ai fianchi di Dzeko. In fase di non possesso palla il 4-3-3 si trasforma nel 4-1-4-1 con De Rossi decisivo davanti alla linea arretrata, provvidenziali i recuperi su Bale e Benzema, prima di commettere fallo, a pochi secondi dall’intervallo, su Isco. Punizione dal limite, destro a giro, e vantaggio più o meno annunciato. Isco, stessa porta, punì un anno fa pure l’Italia di Ventura. Fino a quel momento, Olsen il migliore. Su Bale, Ramos e sullo scatenato Isco (2 volte).