Con fatica ed errori, tanti alti e bassi, ma anche con un cuore enorme e una fame infinita: la Roma è ancora campione. A Cesena contro una Fiorentina agguerrita e più carica fisicamente, le giallorosse sono riuscite a prendersi la Coppa Italia, la seconda della nostra storia, sugellando il dominio nazionale col “Double”. Le più forti, ancora una volta, ma non è stato facile.
La Viola è partita meglio e la Roma non si muoveva con la solida fluidità. Dopo un paio di guizzi ben coperti dalla retroguardia romanista al 10’ è arrivato un pastrocchio difensivo di Ceasar che ha regalato ad Hammarlund l’1-0 toscano. Severini in marcatura fissa su Giugliano impediva alle giallorosse di sviluppare passando per vie centrali, ma quando il fuclro del gioco si è spostato a destra Haavi ha riacceso la Roma. Da un suo sprint al 20’ è partito un cross che Giugliano ha deviato con un colpo di tacco bello e fortunato valso l’assist per il colpo di testa dell’1-1 di Giacinti.
Raggiunto il pari la squadra di Spugna ha progressivamente alzato il baricentro, ha cominciato a trovare spazio anche al centro con la spinta infinita di Greggi, arrivando a costruire la più grande occasione per il 2-1 al 34’ con conclusione di Giugliano da dentro l’area finita larga di pochissimo. Il primo tempo si è chiuso con l’inerzia a favore della campionesse d’Italia, ma la ripresa è iniziata con un’altra disattenzione difensiva romanista, valsa un improvviso 2-1 per la Fiorentina segnato da Janogy. Stavolta la Roma ha accusato il colpo, continuando a essere lenta nella manovra e a subire la maggiore reattività fisica della Viola.
Durante la stagione le giallorosse hanno avuto la meglio sulle toscane quando sono riuscite a tenere un ritmo più alto, ma per gran parte del secondo tempo è stata la squadra di De La Fuente ad avere la meglio da quel punto di vista e mentre la Roma cercava di sbloccarsi con le sostituzioni senza successo, al 72’ ancora un errore di Linari (una delle più in difficoltà delle sue nei 90’) ha dato il “la” al 3-1 ancora di Janogy. Una doccia fredda che però ha risvegliato l’orgoglio romanista e la voglia di vincere di Spugna: l’allenatore ha tolto un’impalpabile Kumagai e ha optato per il 4-2-4 inserendo Glionna, proiezione offensiva pur concedendo qualche spazio in più alla Viola.
Mentre l’arbitra Marotta perdeva significativamente il polso della gara, fischiando troppo soprattutto sul lato giallorosso, è arrivato il 3-2 al 76’ con una zampata di Minami su cross di Giugliano che, in difficoltà nelle fase iniziali, ha fatto venire fuori la sua qualità nel momento più importante. Senza mai smettere di crederci (e neanche di commettere errori), al 90’ la Roma ha acciuffato il pareggio, proprio grazie a una grande giocata della numero 10 a servire Viens che non ha sbagliato una volta difeso il pallone di forza in area di rigore.
Da quel momento la sfida è stata una montagna russa di emozioni, con le squadre lunghe tra palle gol non sfruttate e miracoli dei rispettivi portieri. Anche nei supplementari entrambe le formazioni hanno sfiorato il colpo del ko (la Roma più di una volta con Pilgrim) ma la stanchezza ha inciso tantissimo sulla precisione e si è scivolati rapidamente verso i rigori.
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FONTE: Il Romanista – L. Frenquelli