Ci sono martedì in cui un allenatore della Roma si sveglia senza sapere se potrà difendere il posto di lavoro fino alla sera. E’ la storia a raccomandare incertezza davanti all’oggettiva precarietà. In ordine rigidamente cronologico i Friedkin hanno comunicato l’addio di Fonseca, Mourinho e De Rossi sempre nel giorno che, guarda caso, è dedicato al dio della guerra. Non è dato sapere cosa abbiano deciso i Friedkin durante la notte. (…)
Secondo le ultime indiscrezioni arrivate da Trigoria l’orientamento è di non cambiare guida a 48 ore da una delicata trasferta europea, a Bruxelles contro l’Union Saint-Gilloise, e a una partita di campionato di distanza (Roma-Bologna domenica) dalla pausa di novembre. Anche perché i Friedkin, nel vuoto dirigenziale del periodo, vogliono prima annunciare il nome del nuovo Ceo, cioè l’amministratore delegato, carica rimasta vacante dopo le misteriose dimissioni di Lina Souloukou. La sensazione è che lo stesso Ghisolfi, unica figura dell’area sportiva rimasta a operare, stia aspettando indicazioni per scegliere una strada da intraprendere.
I giocatori sono smarriti. Alcuni di loro, parlando in libertà degli spogliatoi di Verona, hanno ammesso di non sapere se Juric sarebbe stato confermato o meno. Al Bentegodi non si sono ripetuti i «litigi» violenti tra senatori e allenatore. Ma in campo si è capito una volta di più che la squadra non è in grado di applicare i princìpi strategici del sostituto di De Rossi. La Roma è spaccata a metà, non dalle frizioni interne ma dal conflitto tra le conoscenze alle quali è stata abituata fino a settembre e le richieste del nuovo allenatore. Le parole di Juric, soddisfatto dei miglioramenti nelle prestazioni, cozzano con i risultati deprimenti che hanno allontanato quasi irrimediabilmente la Roma dall’obiettivo fissato a inizio stagione: il ritorno in Champions. (…)
Ci sarebbe ancora il tempo di risalire la classifica, certo, e magari di onorare le due coppe alle quali la Roma partecipa. E’ l’elemento che sta stuzzicando le riflessioni sul cambio di timoniere. Ma occorre prima chiarirsi le idee sul profilo del terzo allenatore da chiamare. Cambiare per assumere un altro traghettatore non ha senso. Anzi rischia di peggiorare la situazione. D’altra parte però i grandi tecnici disponibili sono pochi e hanno le loro pretese: nessuno accetterebbe di prendere la Roma a metà novembre senza precise garanzie progettuali, che sarebbero più credibili con l’organigramma dirigenziale al completo.
Diventa una sterzata molto difficile, come il presidente aviatore ha compreso in questi quattro anni di calcio sull’altalena. I sussurri si rincorrono: uno spiffera di un clamoroso ritorno di Vincenzo Montella, domenica in tribuna a San Siro per Inter-Venezia. Sarebbe un nome buono per accendere la piazza, affezionatissima al ricordo dell’Aeroplanino dello scudetto e stremata da un periodo mortificante. Per la Roma, Montella si libererebbe dall’incarico di ct della Turchia che ha appena portato ai quarti di finale dell’Euro. (…)
Tornando al campo, Juric ha diretto regolarmente l’allenamento a Trigoria. Nessun indizio lo ha indotto a credere che sia stato l’ultimo anche perché il presidente, quando affila la ghigliottina, prende l’aereo e lo guida personalmente fino a Roma. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida