Già spaccata, già in crisi. La Roma di Mourinho si risveglia all’improvviso del sogno estivo iniziato con lo sbarco del portoghese e inizia a fare i conti con la realtà. Più dura del previsto. La vergogna di Bodo, seguita alle sconfitte contro Verona, Lazio e Juventus, ha fatto emergere tutti insieme e con forza i problemi e le incomprensioni che frenano il progetto giallorosso. Più chiaro di così Mourinho non poteva essere.
Dopo l’intempestiva uscita di Pinto nel pre-partita, l’allenatore ha detto chiaro e tondo che le riserve della Roma non sono all’altezza, definendole addirittura inferiori alla squadra norvegese, nr. 262 del ranking Uefa. «C’è una differenza significativa tra i titolari e gli altri» ha tuonato lo Special One. Uno sfogo dettato dall’amarezza della sconfitta più pesante subita dallo Special One in carriera (mai incassati sei gol in una partita), ma pure un pensiero reale del tecnico, che da mesi ripete lo stesso concetto nelle interviste. «Gli altri allenatori possono fare tanti cambi e io no».
Scontento e nervoso, Mourinho è al momento incontrollabile. E inizia a difendersi dagli attacchi, con la Roma che rischia di finire danneggiata. Prima di ridimensionare il valore della rosa in pubblico, il portoghese aveva alzato la voce con i giocatori nello spogliatoio di Bodo. Poi i calciatori sono rimasti venti minuti a colloquio da soli, affrontandosi con toni accesi su quanto era appena successo. Quantomeno un segnale di «vita» del gruppo dopo una figuraccia storica, conclusa con le scuse ai 400 tifosi romanisti inferociti sugli spalti, che ha creato tensioni tra i giocatori. Pellegrini, Mancini e Abraham, i tre nuovi leader insieme a Cristante e al più silenzioso Mkhitaryan, sono segnalati come i più nervosi.
E non può essere certo buono l’umore di gente come Borja Mayoral, Villar e Kumbulla, umiliata dall’allenatore con le sue dichiarazioni oltre che con le scelte tecniche. E la società? I Friedkin non si espongono ma si confrontano di continuo con Mourinho e Pinto (lo hanno fatto anche ieri), non sono ovviamente felici di questa caduta ma al momento non sono previsti interventi di alcun tipo. Men che mai può essere considerato in bilico l’allenatore a cui hanno affidato la gestione e l’immagine di tutta la Roma. Proveranno ad accontentarlo sul mercato di gennaio, ma il messaggio che emerge da Trigoria è chiaro, anche alla luce dei conti del club in perenne «rosso» come confermato dal bilancio pubblicato ieri sera: per comprare almeno il terzino e il centrocampista invocati da Mourinho bisogna che vada via qualcuno.
Diawara non ci pensa neppure, un indiziato può essere Villar anche se piazzare le riserve, svalutate dal tecnico, non sarà impresa facile. La trasferta norvegese è stata pesante per ore di viaggio e fatica, col rientro nella Capitale quasi alle 3 di notte. Si è giocato su un campo sintetico giudicato inadeguato a questi livelli, con un vento che ha condizionato la gara. Ma non basta a giustificare una debacle del genere. L’occasione per riscattarsi arriva subito ed è la più difficile possibile: fermare domani il Napoli di Spalletti all’Olimpico. Zaniolo tenta il recupero, oggi alle 17 la rifinitura: l’orario era già previsto prima di Bodo.
Il clima generale era già negativo dopo gli errori di Orsato a Torino che hanno portato alla sconfitta con la Juventus, ora l’atmosfera si è fatta a dir poco pesante. Dentro e attorno alla Roma. Pinto, dopo l’audizione in Procura Figc per la questione dell’inno allo stadio, ha preferito rifiutare la consegna del premio «Giuseppe Colalucci» per «il rispetto verso i tifosi dopo una serata così dolorosa». Sui social è partito il tam-tam per il rimborso della trasferta ai 400 tifosi presenti in Norvegia: la società ci sta pensando, l’ultima parola spetta ai Friedkin. I romanisti, però, ci saranno comunque: domani in 50 mila all’Olimpico. Per rinascere o affondare.
FONTE: Il Tempo – A. Austini