Quello sguardo di Diego Maradona, che accendeva il maxischermo del San Paolo, alla fine ha spostato, e di tanto, gli equilibri. Il Napoli non voleva né poteva perdere, non c’erano possibilità. La Roma è apparsa irriconoscibile ed è tornata a perdere dove era successo l’ultima volta vera, il 5 luglio scorso, senza questa magia. La punizione gol di Insigne pure fa parte del gioco del destino: alla Maradona, sempre lui, che ha osservato tutto e ha spinto Lorenzo prima, gli altri poi.
La Roma ha faticato, e non poco. Dzeko mai in partita, paga la lunga inattività; Pellegrini fantasma; Mancini claudicante; Veretout lo diventa. Disastro. Eppure Fonseca ha cercato di fare il suo ed ha organizzato una strategia credibile, ad esempio piazzando Ibanez sul centro destra, la parte più calda. Nel primo tempo il pallino del gioco è sempre in mano al Napoli, che in verità non combina granché.
Tranne la punizione con cui trova il gol con un Mirante non irresistibile. Edin però non trattiene un pallone che è uno. Solo Pedro ci prova, un tiro. Alto. La Roma prova ad entrare con un altro spirito, ma non è serata. Il raddoppio arriva con Fabian Ruiz, ancora una volta ipnotizzato Mirante. Fonseca prova a regalare velocità con Carles Perez per Dzeko, ma non cambia nulla. Arriva infatti il terzo gol con Mertens prima e il quarto con Politano. La Roma perde, di brutto, ma resta lì in zona Champions.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni