L’andamento lento della Roma, 15 punti in 10 partite di campionato, preoccupa e non solo a Boston. Da qualche settimana è sotto la lente di ingrandimento. Quella di Di Francesco che ha la responsabilità dell’involuzione nel gioco e nello spirito. E quella di Monchi che ha il compito di riqualificare il gruppo già a gennaio. Se l’allenatore può puntare solo sull’addestramento quotidiano per ritrovare la continuità, nelle prestazioni e quindi nei risultati, e per risalire la classifica, il ds deve invece capire su chi puntare e quindi in quali ruoli la squadra è subito da migliorare. Priorità al centrocampo (mezzala) e pensiero in attacco (esterno). Perché, pesando il rendimento dei giallorossi in poco più di 2 mesi di questa stagione, è chiaro che il ridimensionamento tecnico della rosa, cresciuta numericamente in ogni reparto e al tempo stesso limitata nell’affidabilità.
NESSUNA SVOLTA – Gli infortuni hanno evidenziato l’impoverimento del gruppo, anche se spesso ha fatto comodo chiamare in ballo le cessioni eccellenti di Alisson, Nainggolan e Strootman. Ma, guardando a quanto è successo nelle prime 13 partite, sembra che gli arrivi abbiano inciso più delle partenze. Il quadro è allarmante: Pastore non sta in piedi, Cristante stona, Kluivert resta sotto coperta, Marcano sbanda, Coric e Zaniolo sono da svezzare. Su 12 acquisti (3 dei quali ingiudicabili: il dodicesimo Mirante, più i giovani, il 3° portiere Fuzato e il centrale difensivo Bianda), a dare garanzie da titolari sono il portiere Olsen, il terzino Santon e il centrocampista Nzonzi. La Roma conta sui senatori o comunque su giocatori presenti a Trigoria già dall’anno scorso: Lorenzo Pellegrini e Under, ad esempio, si sono presi il posto. Meritatamente e anche perché senza concorrenza. Il piano di Monchi, almeno per quanto si è visto finora, non ha funzionato. Ricambio generazionale solo nei documenti: i giovani non vanno catalogati come rinforzi. Non sono pronti e quindi oggi non incidono. Magari bisogna aspettare che sboccino. L’eta di Olsen (28 anni), Santon (27) e Nzonzi (29) conferma che la virata del ds è andata fin qui a vuoto.
VUOTO A PERDERE – Il reparto meno competitivo è il centrocampo: De Rossi è insostituibile. Se non c’è lui, la Roma sbanda. E manca il sostituto, ancora di più nel 4-2-3-1. Il miglior partner di Nzonzi probabilmente è Lorenzo Pellegrini. Che, però, ha dato il meglio da trequartista, cioè nella posizione in cui Di Francesco, pronto ad inizio stagione a confermare il 4-3-3, ha ricevuto in dote Pastore, Coric e Zaniolo. Monchi, cercando la qualità, ha perso la personalità. E la solidità (ultimo posto in A nei contrasti vinti: 66). Giocatori contati in questo settore, ma ormai pure davanti. Schick non prende quota, Perotti è ancora out e Kluivert non scende dall’altalena. Confermando spesso il tridente con Under, Dzeko ed El Shaarawy, almeno i giallorossi arrivano con facilità alla conclusione (solo la Juve ha calcito di più nello specchio). Non cambiare, aiuta. Solo la difesa non è in emergenza. Ma è più fragile. Ecco perché il baricentro si è abbassato: 34,59 metri la posizione media contro il Napoli. Mai successo, prima della partita al San Paolo, con Di Francesco (unica volta sotto i 40 metri nei suoi 48 match di A).