Com’era ovvio che fosse, al centro delle discussioni romaniste, dopo la sconfitta di Bologna, ci sono le parole di José Mourinho. Il portoghese vuole rimanere alla Roma e aspetta una chiamata della proprietà per parlare di rinnovo di contratto. In attesa che questo incontro avvenga, c’è il campo che parla. E racconta di una Roma in crisi di gioco, uomini e risultati. In meno di sette giorni i giallorossi sono passati dal quarto posto che vale la Champions ad essere fuori dall’Europa. Classifica corta sì, ma anche un’altalena di risultati inaccettabile con il calendario avuto fino alla sedicesima giornata.
Preoccupa la mancanza di idee e soluzioni in assenza di Dybala (fino al 2024) e Lukaku (tornerà contro il Napoli) che rendono la Roma una squadra attaccabile da qualsiasi avversario. Il saldo lontano dall’Olimpico nel 2023 è da zona retrocessione. Con il 2-0 di Bologna sono diventate 9 le sconfitte in trasferta da gennaio ad oggi, con la trasferta di Torino il prossimo 30 dicembre ancora da affrontare.
Solo 4 le vittorie e 6 pareggi. Su 57 punti disponibili a Roma in un intero anno solare ne ha raccolti la miseria di 18. Numeri imbarazzanti che raccontano le difficoltà di una squadra impaurita, insicura e con poca personalità lontano da casa. “Non siamo una squadra di banditi che prova piacere nel giocare fuori casa. C’è gente alla quale piace il conforto di casa perché gli manca la mamma o la nonna che gli fa il dolce”.
Era stato chiaro Mourinho poche settimane fa, ancor prima di vedere la scena muta fatta a Ginevra e la sconfitta del Dall’Ara. C’è una classifica che parla. Ma è lo stesso Mourinho a mettere sul banco degli imputati i calciatori. Quando il portoghese parla di “gente che non ha potenziale futuro” non sembra riferirsi solamente ai nuovi arrivi, Renato Sanches su tutti. Ma anche a quei profili che vestono la maglia giallorossa da anni. Ormai confortati dall’aria di casa, appunto.
FONTE: La Repubblica – M. Juric