Il timore adesso, dopo aver cullato per 83 minuti il sogno dell’impresa, è di ritrovarsi con nulla in mano. E se il calcio è spietato, i giudizi di chi è chiamato a commentare, anche come semplice tifoso, lo sono ancora di più. Per questo motivo Bergamo diventa un’altra finale. O forse, la finale, quella con la F maiuscola. Confidare infatti su Gasperini a Dublino è troppo rischioso.
Per la Champions, bisogna pensarci da soli, raschiare le ultime energie dal fondo del barile, rischiare anche chi, come Dybala, ha un’autonomia limitate chiedere ad una squadra ormai sulle gambe di giocare l’ennesima partita della vita. Non sarà facile. Un po’ l’umore, un po’ gli acciaccati, senza dimenticare il valore degli avversari.
L’Atalanta è una squadra viva, arrivata in fondo a due competizioni come la Coppa Italia e l’Europa League, più libera di testa, più forte a livello fisico e atletico in questo periodo della stagione. E soprattutto con una gara in più da giocare che ieri la Lega ha ufficializzato il 2 giugno, a giochi conclusi.
Come dice Daniele, non è colpa di nessuno ma il rischio di un torneo falsato in ottica Champions è forte. Perché è vero che la Roma segna sempre, gioca un calcio più propositivo ma il dato dei tiri in porta subiti nelle ultime quattro partite è comunque un campanello d’allarme. E domenica c’è una squadra che in tre, delle ultime quattro gare, ha concluso la bellezza di 17 volte verso la porta avversaria.
Con Spinazzola out, sarà da verificare in giornata se De Rossi in difesa vorrà schierarsi nuovamente a tre oppure tornare a quattro. Ma gli occhi a Trigoria sono tutti per Dybala. Ieri Paulo era in campo con i calciatori che non hanno giocato a Leverkusen.
Il recupero dell’argentino sarebbe un’iniezione di fiducia per un gruppo che, al di là delle dichiarazioni a caldo, non ha potuto non subire il contraccolpo per un’eliminazione dolorosa. E chissà allora che un tecnico così attento come De Rossi non solo sul piano tattico ma anche su quello delle motivazioni, non possa pungolare lo spogliatoio, ricordando magari il fallaccio di Palomino su Dybala di un anno fa, i tweet fuori luogo (con tanto di dito medio) di De Roon o, ultime, le dichiarazioni a dir poco stonate di Gasperini sul codice giallo di Ndicka. A volte, dove non arrivano le gambe, arriva il cuore e l’orgoglio. E questa Roma, targata DDR, ha dimostrato di averne da vendere.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina