Nessun brivido, a quanto pare. Neanche nella notte da passare nel maestoso e monumentale Luzhniki che, nonostante il moderno restauro e il minimo ridimensionamento, resta l’ex stadio Lenin e quello della finale del mondiale vinto dalla Francia di Nzonzi. Basta la parola o comunque la musichetta. Più che il freddo di Mosca, tra l’altro nemmeno insopportabile, solo la Champions sa come risvegliare questa Roma, in letargo dall’inizio della stagione almeno quando affronta le gare di campionato. In Europa, oggi come ieri, è così diversa da essere capace di recitare da big. Nell’ultima edizione l’exploit che la portò tra le migliori 4 del nostro continente, adesso il 1° posto nel gruppo G, contando sulla miglior differenza reti. E davanti addirittura al Real campione in carica che comunque ha vinto lo scontro diretto del Bernabeu prima che Lopetegui, con il ribaltone davvero difficile da mettere in preventivo, imboccasse la via dell’esonero. Il percorso non è nemmeno paragonabile con quello intrapreso in serie A, con il raccolto misero di 16 punti in 11 match e il deprimente 9° posto in classifica.
ASSETTO EQUILIBRATO – Stasera, alle ore 18,55 in Italia (le 20,55 qui), c’è da ipotecare la qualificazione agli ottavi. Con il successo, mancherebbe poi solo un punto. Per portare altri 20 milioni nella cassaforte di Trigoria, dopo i 100 incassati nella scorsa stagione e i 40 abbondanti già al sicuro di questa. Di Francesco conosce il valore della sfida di Mosca e disegna l’assetto proprio tenendo in considerazione la fragilità del suo gruppo. Ecco che, senza De Rossi, ripropone il doppio terzino sulla fascia destra, come fece nel derby: in difesa, dunque, rientrano Manolas al centro e Santon da terzino, con Florenzi spostato in avanti nel tridente. In attacco, cambiano entrambi gli esterni del 4-2-3-1: Under, anche se in ballottaggio con l’azzurro, è stanco e lo è pure El Shaarawy che lascia il posto a Kluivert. Dal 1° minuto rientra Cristante, accanto a Nzonzi, con Pellegrini che si ritrova di nuovo dietro a Dzeko. Accenno di turn over, con 4 novità dopo la trasferta di Firenze, e quindicesima formazione diversa in 15 partite.
POSIZIONE SCOMODA – «Non mi interessa quello che ha detto da Paulo Sousa» sospira infastidito Di Francesco. «Lascio ad altri giudicare quanta delicatezza ci sia stata». Poca, anche perché il manager del tecnico portoghese (presente domenica al Franchi), insiste: «La Roma è il sogno di tutti». Soprattutto quando c’è da approfittare del periodo delicato di un collega. Che sa comunque destreggiarsi tra le onde di questa stagione fin qui deludente: «Sarebbe sempre meglio vivere negli alti che nei bassi… Ma per farlo bisogna credere in quello che si fa e convincere la squadra a farlo. Io mi sento sempre il responsabile di quanto accade in campo. Sono certo che la vittoria può farci riprendere fiducia. Sul mio lavoro, però, sono sereno. Il mio unico pensiero è preparare al meglio la sfida contro il Cska». Il risultato del Luzhniki diventa, dunque, prioritario. «I 3 punti sono fondamentali, ci possono garantire la qualificazione». Ma bisogna comportarsi da big, come spesso è accaduto in Champions. «Il nostro vero problema è che ancora non sappiamo reagire quando siamo in difficoltà. Non siamo grandi, lo saremo quando riusciremo a superare, pure in partita, certe fasi delicate. E’ stato il nostro limite pure a Firenze, dove però la squadra ha dimostrato di essere in crescita. Abbiamo pochi punti, ma mancano 27 partite di campionato: risalire è possibile». Fatica, intanto, anche il Cska. Che, dopo il pari casalingo contro la Dinamo Mosca (0-0), è 5° in classifica a 11 punti dallo Zenit capolista. Rientra il portiere titolare Akinfeev: scontata la squalifica per l’espulsione nel match vinto contro il Real. In dubbio Dzagoev, tenuto a riposo, ma in panchina si dovrebbe riaffacciare Abel Hernandez. Goncharenko prepara la difesa a 4 per mettersi a specchio.