È anche questione di interpreti e, in questo senso, l’impatto di Smalling, rinforzo piazzato al centro del settore più discusso della Roma, è stato sicuramente decisivo per la fase difensiva. Ma bisogna pure evidenziare come gli altri reparti abbiano cominciato a lavorare in funzione della linea arretrata, rendendola meno vulnerabile. Il 1° clean sheet in campionato, domenica pomeriggio allo stadio Via del Mare, dà ragione a Fonseca che, dopo il pari pericoloso nel derby, ha studiato qualche aggiustamento per limitare i pericoli e soprattutto incassare meno gol.
DOPPIA COPPIA – Il portoghese, comunque, non ha ancora scelto il tandem di riferimento. Mancini e Smalling gli sono piaciuti contro il Lecce. E, anche se la formazione di Liverani in attacco ha pagato l’assenza di Lapadula e Farias, i due nuovi hanno dato garanzie. Si è visto già il giusto affiatamento, nonostante fosse la loro prima volta insieme. Fazio, quindi, sa di non avere più il posto assicurato, come è successo fino allo sbarco di Smalling a Trigoria. La Roma, nelle 7 partite stagionali, solo un’altra volta è riuscita a chiudere il match senza prendere reti: contro il Baseksehir all’Olimpico.
In quella partita, il risultato è stato doppio: oltre a Pau Lopez imbattuto, pure lo scarto fin qui più largo: 4-0. I difensori schierati in mezzo, però, non sono stati gli stessi del secondo clean sheet: in Europa League, titolari Fazio (il centrale più utilizzato dall’inizio: 6 partite su 7) e Jesus. Questo sta a significare che il rendimento dei singoli dipende anche dal comportamento di squadra. Sul quale l’allenatore sta lavorando quotidianamente per arrivare all’equilibrio che, nella nostra serie A, fa da sempre la differenza in classifica.
Il tiro a bersaglio della Lazio (4 legni colpiti), lo scorso 1° settembre, ha spinto Fonseca a intervenire sul 4-2-3-1. Più di un accorgimento, a cominciare dalle posizioni in campo, per trovare la compattezza e, ancora di più, la solidità: 1) baricentro più basso; 2) pressing meno esasperato; 3) un terzino bloccato; 4) esterni alti allineati ai centroampista n fase di non possesso palla; 5) un mediano a far da scudo ai centrali difensivi.
CORREZIONE IN CORSA – La virata, insomma, dopo il derby. Che si vede in partita: la Roma, da 5 match, non incassa gol fino all’intervallo. Conta, in questo caso, l’aspetto mentale. Perché, nel primo tempo, i giocatori di solito sono più brillanti e di conseguenza riescono a essere più attenti. La testa, dunque, per la concentrazione. Che rende più affidabile l’assetto.
I giallorossi, per la verità, hanno ultimamente perso un po’ di efficacia. Ma proprio per rischiare di meno. Quando attaccano ecco il 3-2-2-3. Il tridente, da destra, è composto da Kluivert, Dzeko e Kolarov. Dietro di loro, il doppio trequartista: Pellegrini e Mkhitaryan. Ma quando si difendono, il passaggio al 4-4-2 (o addirittura al 4-1-4-1) è automatico. Kolarov torna a fare il terzino, Kluivert si sacrifica a destra. Poi, a seconda delle azioni, Mhikitaryan chiude a sinistra o si affianca a Dzeko.
E Veretout si allarga sulla fascia quando Mkhitaryan non rientra. A Cristante o Diawara tocca fare un passo indietro per schermare la linea a quattro. Mosse che hanno dimezzato il numero delle reti subite: 4 nelle prime 2 gare, 5 nelle altre 5 (media per ogni match, da 2 a 1). E con 2 clean sheet.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani