Nello sport, a volte, ci sono giorni in cui è bello dire: “Io c’ero”. A sedere sugli spalti oppure sul divano, tutto sommato, fa poca differenza, perché il cuore sa sempre masticare il ritmo giusto. Ecco, l’impressione è che stasera all’Olimpico – tutto esaurito per la 35a volta nell’ultimo anno e mezzo – voglia vestirsi a festa perché il popolo giallorosso abbia una storia da raccontare negli anni.
In fondo, il “Lukaku Day“, a queste latitudini, non è mai terminato dal giorno in cui la possibilità di arruolare il gigante belga tra le file di José Mourinho si stava concretizzando. La straordinaria accoglienza di martedì scorso a Ciampino, con l’aeroporto bloccato per il delirio dei cinquemila tifosi, ha probabilmente rappresentato solo una tappa di passaggio verso il rito pagano che si consumerà stasera: la presentazione dell’attaccante pochi minuti prima del fischio d’inizio della delicata sfida fra Roma e Milan.
Musica imperiale, giochi di luce, video storico-motivazionali, presentazione all’altoparlante in stile basket Nba e infine il giro di campo che materializzi l’amore di gente che ha sempre bisogno di eroi. Tutto questo sarà parte integrante dell’inizio di una serata che si vorrebbe di festa anche nel risultato, ma forse non sarà tutto lì. Occhio infatti ai colpi di scena. Se fino a un paio di giorni fa anche la semplice presenza di Lukaku in panchina era vista come una sorta di presenza motivazionale ambivalente – per i tifosi e per lo stesso centravanti, che avrebbe scoperto davvero l’attesa che lo accompagna – le prime sedute di lavoro a Trigoria hanno regalato diverse sorprese riguardo a Big Rom.
Sarà anche Big e nel Chelsea avrà lavorato sempre lontano dalla prima squadra (spesso da solo o con l’Under 21), ma Romelu nei test fisici ha sorpreso per la sua (relativa) brillantezza. Tutto questo perché il sovrappeso pare essere limitato solo a due chili, che lo porterebbero appena sopra il quintale. Morale: non si può neppure escludere che, qualora il risultato lo richiedesse, lo Special One non possa rischiarlo per una improvvisa chiamata alle armi. D’altronde, il rapporto fra i due – giunti alla terza avventura insieme dopo quelle col Chelsea e il Manchester United – è così stretto che Romelu risponderebbe senz’altro presente.
“È da quando avevo undici anni che volevo lavorare con lui e per la terza volta lavoro ce la faccio – spiega il belga ai canali del club -. Mi conosce, conosce bene la mia famiglia e mi conosce come uomo. Anche io conosco bene lui. Insieme possiamo fare belle cose. Abbiamo una bella squadra qui. Dobbiamo lavorare e migliorare partita dopo partita”.
In genere, comunque, le prime volte a Romelu vengono bene. In quasi tutte le squadre in cui ha giocato all’esordio con la nuova maglia ha sempre segnato. Lo ha fatto col West Bromwich nel 2012, con l’Everton nel 2013, con il Manchester United nel 2017 e con l’Inter sia nella prima avventura (2019), che nella seconda (2022).
Quanto basta perché la Roma speri – in quello che per Lukaku resta sempre un derby virtuale – che la magia possa ripetersi ancora una volta, magari proprio grazie alla spinta dell’Olimpico. “Mi ricordo che quando ho giocato qui da avversario era veramente bello entrare in campo e vedere i tifosi cantare e dare tutto per la squadra. Ora è straordinario essere parte di tutto questo”. Comprensibile. Anche questa, in fondo, può essere parte di quella Grande Bellezza che Roma sa raccontare.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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