La Roma, se c’è la Champions, non fa mai la stupida. E, ritrovando il successo esterno in Europa dopo quasi 14 mesi con il 2-1 contro il Cska Mosca, si avvicina agli ottavi. Basta 1 punto da prendere nelle prossime 2 partite, all’Olimpico contro il Real o a Plzen contro il Viktoria. L’urlo di Manolas, testimonial di certe notti, sveglia i compagni che ultimamente si addormentano nelle gare di campionato. Poi il 1° gol in coppa di Pellegrini aggiusta il solito corto circuito di questa squadra ancora sfasata.
PARTENZA LANCIATA – Lo spirito, quando c’è la musichetta della Champions, torna però da big. In Europa questo gruppo si comporta così. Si capisce già all’alba del match. La Roma, senza curarsi del freddo tagliente di Mosca (3 gradi) e dell’impatto scenico del Luzhniki, entra in campo per prendersi subito l’iniziativa e chiudere al più presto la pratica. Il 4-2-3-1 è propositivo nell’atteggiamento, con il baricentro alto, evidenziato dal movimento della linea difensiva, pronta a salire verso il centrocampo. Di Francesco, insomma, va all’attacco. E lo fa con la formula equilibrata che gli permise di vincere il derby utilizzando il doppio terzino sulla corsia di destra (e con la 15 formazione diversa in 15 gare): Santon basso e Florenzi esterno offensivo del tridente in cui conferma solo Dzeko. Under ed El Shaarawy, ultimamente provati dalla full immersion, partono in panchina. A sinistra c’è Kluivert che entra in scena nelle fasi decisive della partita. Il turnover di coppa, come previsto, prevede insomma 4 novità dopo il pari di sabato al Franchi contro la Fiorentina: Santon, Manolas, Cristante e Kluivert. Pellegrini, con Cristante sistemato accanto a Nzonzi, è di nuovo trequartista nella notte in cui Pastore finisce in tribuna con Coric.
FIRMA D’AUTORE – Il vantaggio al 1° corner, con il timbro del giocatore che meglio rappresenta la Roma di Di Francesco in Europa. Batte Pellegrini, Akinfeev esce in ritardo e Manolas fa centro di testa. Come contro il Barcellona, ad aprile, nella serata più affascinante vissuta da questo gruppo. Dà la spinta anche in questa edizione. Simbolo per la personalità e per l’efficacia. Sarà lui a fermare, alla fine del primo tempo, Oblyakov, sfuggito a Fazio e presentatosi davanti a Olsen. I giallorossi rischiano il pari dopo aver avuto la possibilità di chiudere in anticipo la sfida: Florenzi, su imbucata di Kluivert, inciampa davanti ad Akinfeev. Che, poi, devia la punizione velenosa di Kolarov. E sulla respinta, Dzeko calcia alto. Il 3-4-2-1 di Gocharenko è fragile dietro, ma funziona solo quando gli esterni hanno la spazio per ripartire. Mario Fernandes si fa subito male: dentro Schennikov che però va a sinistra con Oblyakov spostato a destra. Sulle fasce il Cska costruisce la sua gara, con Bijol e Akhmetov che lavorano bene in mezzo.
SUPERIORITÀ NUMERICA – Kluivert e Pellegrini si interfacciano con Dzeko. Che però non lascia il segno. La Roma, ordinata e al tempo stesso aggressiva, ha ancora qualche black out. Così si allunga, non mantenendo la giusta distanza tra i reparti. Santon, sbagliando l’intervento sul passaggio di Akhmetov, regala il pari a Sigurdsson all’inizio della ripresa. Il Cska, però, rimane in 10 dopo meno di un’ora: Magnusson, già ammonito nel 1° tempo per fermare Pellegrini, si ripete su Kluivert, lanciato di petto da Dzeko verso Afinkeev. Cakir gli mostra il 2° giallo e lo caccia. Il sinistro di Pellegrini, su tiro svirgolato di Cristante e sporcato di fianco da Dzeko, certifica il sorpasso. Ma in fuorigioco per il tocco di anca del centravanti. Goncharenko sistema la difesa con Chernov per Sigurdsson. Di Francesco risponde con Under per Kluivert. Dentro anche Khosonov per Akhmetov, Zaniolo per Pellegrini e Jesus per Florenzi. La Roma chiude con il 3-5-2 per il tris di vittorie di fila in Champions (ultima volta nel 2008) pesantissimo per continuare l’avventura in Europa