La Roma abbatte senza fatica lo Slavia, avversario emotivamente difficile da rivedere dopo lo shock del quarto Uefa del 1996, e si avvicina di molto al primo posto nel proprio girone. Se anche perderà di un solo gol di scarto a Praga, tra due settimane, quasi certamente porterà a compimento la missione, perché Servette e Sheriff non la potranno ostacolare. Mourinho può sorridere di tutto, dopo la quinta vittoria consecutiva tra campionato e coppa: strategia, in atteggiamento, efficacia, attenzione.
La squadra ha controllato la partita comprendendone sempre i momenti: segnale di netta crescita. Sono bastati 43 secondi dall’assist verticale di El Sharaawy a demolire i ricordi: il tempo di far finire l’inno, di uno scippo legale di El Shaarawy e di un destro di classe pura indovinato da Bove. E al 17′ la Roma aveva già praticamente in mano la partita, quando il faraone vince un altro rimpallo e imbuca per Lukaku che con il suo mancino non può che sfondare la porta.
Ma in generale lo Slavia non dava l’idea di essere stabile né sicura. Concedeva troppo spazio tra le linee, il territorio prediletto della Roma.
Ci tenevano tanto i tifosi a battere lo Slavia, non solo per chiudere il cerchio rispetto alla delusione di 27 anni fa ma anche per il valore del risultato: arrivare primi nel girone consente di saltare lo spareggio e piombare direttamente sugli ottavi di finale del torneo. Peraltro è la prima volta che i giallorossi vincono le prime tre partite del girone in una competizione europea. La Roma ha accontentato la sua gente con un match autorevole, nonostante i 9 giocatori indisponibili e i 5 cambi decisi da Mourinho rispetto alla formazione che aveva cominciato con il Monza.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida