Tutti Santi all’Olimpico. La più bella Roma della stagione annichilisce la Fiorentina e ora ha l’obbligo di non sognarla la Champions, ma di ambirla senza paura. La squadra di Fonseca ieri sera ha vinto e convinto contro una viola mai pericolosa e avrebbe meritato la goleada se non fosse stato per le parate di Dragowski. Un dominio territoriale che fa ben sperare e allunga a 14 i risultati utili consecutivi della Roma di Friedkin fin qui mai sconfitto da quando è alla presidenza. Convincente anche la prova difensiva grazie al ritorno in tackle di Smalling mentre davanti Dzeko, Mkhitaryan e (soprattutto) Pedro si confermano uno dei tridenti più forti di tutta la serie A.
I viola hanno fatto la voce grossa solo nei primi 10 minuti quando Castrovilli ha sfiorato il palo di Mirante, poi è solo Roma. L’affondo di Spinazzola ha sbloccato la partita amministrata con saggezza poi da Pellegrini e compagni fino al colpo del ko del secondo tempo: da Veretout a Dzeko che apre per Mkhitaryan. Il dolcetto di Halloween dell’armeno per Pedro è impossibile da non scartare. Nel finale c’è da registrare il tris sfiorato da Dzeko e il rosso meritato per Quarta dopo un intervento killer sul bosniaco.
Annichilita la Fiorentina che ora sente Iachini vicino all’esonero, esaltata la Roma che vede Fonseca rinsaldare la panchina e togliersi qualche sassolino: «Grandissima partita, stiamo migliorando e abbiamo dimostrato sicurezza difensiva e abilità nel creare gioco. La nostra ambizione resta quella di tornare in Champions, ma ci possiamo solo tornare se restiamo equilibrati». I giallorossi, senza la sconfitta di Verona a tavolino (mercoledì il ricorso), sarebbero al terzo posto insieme ad Atalanta e Juve. «Potevamo fare 5 gol, è stata una grande prova», se la ride Spinazzola.
Capitolo ds: dopo le cadute di Paratici, Rangnick, Emenalo, Boldt e Boto ora è il turno dei riflettori su Sartori dell’Atalanta caldeggiato da Fienga. Menzione finale per la Primavera che dopo il poker alla Lazio ne ha inflitto ieri uno alla Juve conquistando il primo posto.
FONTE: Leggo – F. Balzani