Estraniarsi e lavorare. È questa la strada intrapresa da Ivan Juric per calarsi il più velocemente possibile nella nuova realtà romanista. Silenziando i mugugni di una piazza ancora scossa dall’esonero di De Rossi e mettendo anima e corpo all’interno di una Trigoria blindata.
Chi lo conosce bene racconta un allenatore esaltato dalla possibilità datagli dai Friedkin. Giorni di studio su chi avrebbe trovato a Roma che gli hanno permesso di arrivare già con un’idea di base in testa. La difesa a 3 come dogma, da sviluppare con il materiale umano a disposizione.
Corsa, muscoli e geometrie in mezzo al campo. Che vuol dire Koné, Pisilli e Le Fée (di cui è innamorato) quando tornerà. Sulle fasce Angelino è il prototipo del quinto che ama (ricordate Dimarco a Verona?), oltre ad El Shaarawy. Con Abulhamid a destra carta a sorpresa. Davanti con Dovbyk alla Zapata, resta il dubbio Dybala (e le sue 15 presenze) o Soulé. Juric farà parlare gli allenamenti, senza preconcetti. E seguendo le sue idee, come ha sempre fatto in carriera.
FONTE: La Repubblica – M. Juric