Dopo le parole di Mourinho domenica sera a Bologna («voglio restare alla Roma, se andrò via non sarà per mia volontà») la gente per strada, al telefono, alla radio, mi pone sempre la stessa domanda: «I Friedkin lo vogliono ancora, secondo te?». Non so cosa rispondere. Noto tuttavia che ci sono colleghi – assai più bravi di me – in grado di decifrare i silenzi (assoluti) del presidente, o forse semplicemente disposti a ricevere indicazioni dal solerte ufficio stampa del club. Quei colleghi scrivono di freddezze diff use e rinnovo vincolato ai risultati. Con notevole disappunto ammetto di non essere stato ancora capace di collegarmi con i pensieri di Dan: vorrei tanto riuscirci, ma niente, nun ce la fo’. Trovo peraltro che non sia semplice avere un rapporto con un presidente che, al di là dell’ormai leggendario mutismo, non si presenta alla Cena di Natale, mille invitati, tutta la squadra, le famiglie, gli sponsor e qualche imbucato, riaffermando la propria unicità. (…)
Ricordo che Franco Sensi, anche nei momenti più duri, malatissimo, si faceva portare nel luogo in cui era stata organizzata la serata per tagliare il panettone e poi rientrare a casa. Rosella, sua figlia, non mancava mai. Ma Sensi era Sensi e parlava la lingua del calcio, certamente di un altro calcio, e della Roma, ne conosceva i meccanismi, gli equilibri, le consuetudini, mentre Dan è americano e oltretutto riservatissimo. Lui vola alto. Ha salvato la Roma dal fallimento e preso Mourinho, per questo i tifosi lo ringrazieranno sempre, ma ha una formazione, interessi e comportamenti che incoraggiano la distanza. Nessuno può sapere cosa abbia in testa e cosa voglia effettivamente fare della Roma e di – o per – Mourinho, costretto a portare risultati con una squadra piena di difetti e problemi. (…)
Si dice anche che nei giorni scorsi qualcuno abbia avvicinato Xabi Alonso a Colonia per valutarne la disponibilità a sedere sulla panchina in caso di divorzio dal portoghese, ricevendo un elegante no: l’attuale allenatore del Leverkusen, già allievo di Mou, del quale è intimo, è vicino al Bayern e a un futuro più ambizioso. Quante cose si dicono. Io so che per quel che ha fatto e sta facendo alla Roma, e per come ha saputo riavvicinare la tifoseria alla squadra, Sensi e Viola il rinnovo l’avrebbero proposto un anno fa. Ma Sensi era Sensi, Viola era Viola, e Dan è Dan: viene da un altro pianeta culturale e sportivo. E va rispettato. Il giorno che deciderà di scendere sul terreno del calcio lo accoglieremo con gioia.
FONTE: Il Corriere dello Sport – I. Zazzaroni