Sembrava il palcoscenico perfetto per la Roma, a fine primo tempo avanti 2-1, più forte del Manchester United e dei tre infortuni tra 5’ e 37’, roba da record del mondo, ma il passaggio agli incubi e a un’altra catastrofe calcistica nello stadio del terrificante 7-1 di 14 anni fa ha accompagnato la squadra di Fonseca fino al fischio conclusivo: cinque gol in 45’ sono la rappresentazione di una disfatta. Perdere Veretout, Pau Lopez, che pure aveva lavorato bene fino a quel momento, e Spinazzola è stata una mazzata.
Ma in tutto questo la Roma si è incredibilmente ritrovata a un certo punto davanti, dopo essere scivolata subito indietro, con l’1-0 di Fernandes su azione ispirata dallo stesso portoghese. Il rigore sul tocco di mano di Pogba, a intercettare il cross di Karsdorp, piove dal cielo grigio di Manchester: perfetta l’esecuzione di Pellegrini. I giallorossi indovinano anche il 2-1 in una ripartenza lungo l’asse Mkhitaryan-Pellegrini-Dzeko: tocco del centravanti non proprio in bello stile, ma Roma avanti.
Basta poco però per tornare sulla terra, perché il pareggio di Cavani all’alba della ripresa riapre i giochi. Quando Wan-Bissaka spara verso la porta, Mirante respinge, ma regala il pallone ancora a Cavani, è il via al disastro: l’uruguaiano non perdona. Lo United sente l’odore del sangue. La difesa della Roma, senza la protezione del centrocampo, va in barca. Un contatto Smalling-Cavani viene punito con il rigore.
Serve la certificazione della VAR, dal dischetto realizza ancora Bruno Fernandes per il 4-2. La finale di Danzica si allontana chilometro dopo chilometro, minuto dopo minuto. Un cross al bacio di Fernandes trova la testa di Pogba: 5-2. Fonseca ha lo sguardo del capitano che vede la nave affondare. Ma non è finita perché Greenwood piazza la botta e Mirante ancora una volta sbaglia qualcosa.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – S. Boldrini