Uno dei migliori talenti prodotti dal Savio, Stefano Sabelli, tre scudetti giovanili con la Roma e oltre 400 presenze tra i professionisti per chi oggi veste la maglia del Genoa: “Ci sono nato. Abitavo a Centocelle, è stato naturale cominciare lì” carriera cominciata a Via Norma:
Quando è iniziato tutto? “Avevo 5 anni. Mio zio mi portava allo stadio a vedere la Roma, mi ha fatto appassionare al calcio e allora i miei genitori hanno deciso di portarmi al Savio”.
Amore a prima vista? “Mi sono divertito tanto. Eravamo una squadra forte, vincevamo. Poi il gruppo era formato tutto da ragazzi di Roma, c’erano rapporti profondi con le famiglie. Sono rimasto fino ai 13 anni, 8 anni indimenticabili”.
Trigoria… “Ricordo la prima partita lì, i campi in erba vera…come quelli in tv. Quando ero bambino era un lusso e anche il Savio aveva i campi in terra. Il sintetico non esisteva. Entrare per la prima volta nel centro sportivo della squadra del cuore e giocare contro la Roma sull’erba è stata un’emozione indimenticabile. Non era una partita, era una gita. Come andare al museo”.
Poi in giallorosso ha giocato per tanti anni. Si ricorda la chiamata? “È stato strano. Papà un’estate mi dice: “la Roma ti vuole, che fai? Vai?”. Io pensavo si pagasse per giocare o si trattasse di un provino. Invece mi avevano segnalato e quindi convocato a Trigoria. Mi sono ritrovato da ragazzino del Savio a calciatore della Roma”.
Un bel salto… “Ero un attaccante esterno, un trequartista. Al Savio ero il più forte. Poi a Trigoria ho capito cosa vuol dire la competizione. In quel gruppo ci saranno stati 30 ragazzini più bravi di me nel mio ruolo. Da un momento all’altro cominci a giocare poco. Guardi gli altri e speri. Poi Massimo Lana mi cambia la carriera e mi chiede di giocare terzino. Non ho più cambiato ruolo”.
Oggi cosa vuoi dire al Savio? “Qualche tempo fa ci sono passato davanti con mia moglie e i miei figli e ho detto: “Qui papà ha iniziato a giocare”. Ho ancora i brividi. Il Savio per me è felicità. Ho avuto la fortuna di nascere in un contesto familiare. Quando trovi un ambiente così, cresci felice e ti diverti”.
FONTE: La Repubblica – M. Juric