Non è questo il momento di ammazzare (sportivamente, ovvio) Lorenzo Pellegrini. Troppo comodo, sarebbe farlo. Troppo scontato, sarebbe approfittare del rigore sbagliato l’altra sera, ennesimo passaggio a vuoto di una stagione flop, per colpirlo e affondarlo. Anzi, è proprio questo il momento di stargli vicino; di farlo sentire ancora una risorsa non un peso. Un problema, un freno. Un colpevole, meno che mai l’unico.
Qui non si tratta di negare l’evidenza (troppo inutile, sarebbe farlo) di un’annata mediocre, di un rendimento altamente balordo figlio di mille problemi fisici e pure di eccessiva generosità. Si tratta di non sprecare quello che di buono (poco o tanto che sia) la Roma si ritrova a disposizione tra muscoli che di deformano in maniera incontrollata e spalle che escono con frequenza settimanale.
Brutalmente, oggi la Roma deve puntare ancora sul suo capitano in affanno perenne. Non può permettersi di farne a meno – anche se ve a due all’ora, anche se non gli riesce una giocata – vista la disponibilità (tecnica) ridotta della rosa. È un ragionamento vagamente feroce, egoistico e pure rischioso ma inevitabile. Poi, domani, sarà tutta un’altra storia. Forse.
FONTE: Il Corriere della Sera – M. Ferretti