Salvate il soldato José. Bisogna fondare un comitato, attivare la protezione civile, avviare sottoscrizioni: qualunque cosa, purchè lo Special-one si ritrovi quanto prima una squadra. La Roma, certo, mica è un disoccupato in cerca di panchine: gli serve una squadra decente e presentabile là dove è legato per contratto, un anno ancora. Ultimamente c’è gente che addirittura vuole infierire: viene dipinto come assente, indifferente, vagamente atarassico, come a dire che sarebbe a fine corsa, senza più stimoli e sogni, lui sempre caricato a pallettoni. (…)
Anche in questa età di nozze e fichi secchi, a Mourinho bisognerebbe riconoscere quanto meno un alto senso di responsabilità, di serietà aziendalista, comunque un’indubbia capacità di adattamento. Potrebbe a pieno titolo fare piazzate vittimiste, pararsi le spalle frignando per la pochezza del mercato giallorosso, potrebbe cioè prepararsi le scuse più buone per giustificare le futuribili bancate. Ma non è così. (…)
È l’allenatore che ha vinto tutto, che ha gustato campagne acquisti da Montenapo, ma che improvvisamente si trova a fare i conti con la realtà di una Roma parsimoniosa, per dirla con misericordia. (…) pretenderemo che la Roma giochi almeno per un posto in Champions e che giochi pure bene. Se così non sarà, addosso a Mourinho. Regolare.
Con lui, poi, sarà un piacere doppio applicare il sovrapprezzo del suo passato e del suo istrionico carisma, rinfacciandogli una sconfitta. Le cadute dei grandi danno sempre una libidine particolare ai piccoli. Sono le regole (perverse) del gioco. (…) Mentre i suoi colleghi discutono di Mbappè e Osimhen, di Neymar e di Kane, di Vlahovic e Lukaku, lui al massimo può sognare Zapata. Magari senza che nessuno noti la differenza. Salvate il soldato José.
FONTE: Il Corriere dello Sport – C. Gatti
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