A questo punto è meglio che la serie A si prepari ad un piano B, come suggerisce Malagò, perché la questione si fa sempre più ingarbugliata: domani, mercoledì, il ministro Vincenzo Spadafora, collegato con tutto il mondo del calcio, dovrebbe spiegare che è prematuro riaprire già il 4 maggio agli allenamenti per gli sport di squadra (e questo riguarda anche basket, volley, pallanuoto e c.). Via libera quindi solo agli sport individuali, alla Pellegrini e a Tortu. E i calciatori che fanno senza pallone, senza tackle? Corricchiano da soli? Non è più calcio.
L’asticella per fare allenare Ronaldo e c. in gruppo, anche se con tutte le cautele, sarà spostata più avanti: ma se, per ipotesi, il via libera dovesse arrivare intorno a fine maggio, o ai primi di giugno, sarebbe ancora possibile completare la stagione (12 giornate più 4 recuperi, in tutto 124 partite)? O sarebbe meglio chiudere tutto e pensare al futuro?
La Lega oggi in assemblea si è compattata, tutti i venti presidenti, anche Cairo e Cellino, hanno votato per la ripresa del campionato: ma a condizione che a decidere sia il governo. I presidenti così ritengono di cautelarsi da qualsiasi azione legale delle tv, che non potrebbero più pagare l’ultimo bimestre (160 milioni circa). Ma il governo per ora dirà che non ci si può allenare…
Molti club intanto chiedono garanzie alla Figc, moltissimi medici sociali hanno sconfessato il protocollo della commissione voluta da Gravina e guidata dal professor Zeppilli. Non è applicabile, hanno detto. D’altronde, a rischiare (penalmente) sono loro e con loro anche gli amministratori delegati dei club. Basta ricordare il caso Astori. Inoltre, c’è il problema dei tamponi: dove sono?
I calciatori, saggiamente, non vogliono passare per privilegiati. Anche lo stesso Spadafora si è stupito che nella commissione Figc non ci fosse nessuno della Fmsi, la Federazione medici sportivi riconosciuta dal Coni e diretta, con mano ferma, da Maurizio Casasco. Sempre più complicato uscire da questo pasticcio.
Nell’ipotesi che questa stagione non dovesse riprendere, cosa succederebbe? Lo scudetto non sarebbe assegnato, e su questo ormai ci sono pareri concordi (a cominciare dalla Juventus). Per quanto riguarda le Coppe europee, ci sono invece diverse correnti di pensiero. Qualcuno vorrebbe tenere conto della classifica della scorsa stagione, considerando questa non valida visto che si è fermata alla 26a giornata. Ipotesi poco probabile.
Se la decisione dovesse spettare al consiglio federale della Figc verrebbero indicate all’Uefa per le Coppe europee 20-21 le prime della classifica di questa annata: quindi, in Champions andrebbero Juventus, Lazio, Inter e Atalanta. Ma le Federazioni decidono quando i campionati sono conclusi. Esiste quindi un’altra possibilità, che a decidere sia l’Uefa, visto che la questione potrebbe riguardare non solo l’Italia: si prenderebbe in esame il ranking Uefa.
In questo caso in Champions andrebbero Juventus (n.5 nel ranking), Roma (n.15), Napoli (n.16) e Lazio (n.36). Resterebbero fuori Inter e Atalanta, rispettivamente n.50 e 51. Tutto è ancora da stabilire, ma l’ultima parola potrebbe spettare a Ceferin.
Bisognerà vedere cosa faranno gli altri Paesi, se riusciranno a concludere la stagione (Premier e Liga ci stanno provando con tutte le forze). Inoltre, in caso di chiusura anticipata, bisognerà stabilire anche che fare con le retrocessioni: congelare tutto? In questo caso, la serie A il prossimo anno sarebbe a 22 squadre, cosa che Gravina (saggiamente) sconsiglia.
Le ultime due in classifica, allo stop del 9 marzo, erano Spal e Brescia. Le prime due della serie B Benevento e Crotone, ma il Frosinone di Stirpe, terzo, ha già minacciato cause. Bisognerà tenere conto anche di serie C e D. Il Bari di De Laurentiis e il Foggia hanno già mobilitato gli avvocati. C’è il rischio di passare l’estate al Tar del Lazio.
FONTE: La Repubblica – F. Bocca