Da Francesco Totti, classe 1976, a Lorenzo Grossi, classe 1998, (quasi) un quarto di secolo di storia della Roma, tra campo e panchine al Mapei Stadium. Dieci figli della Capitale, tutti cresciuti a Trigoria, per una notte nelle vesti di amici/nemici. Cinque da una parte e altrettanti dall’altra, e il conto, se ci pensate bene, un po’ stona perché qualcuno che non indossa più la maglia giallorossa probabilmente avrebbe ancora meritato di averla sulle spalle, considerato chi l’ha sostituito. Discorsi concreti e al tempo stesso fini a se stessi, dato che indietro non si può tornare se non pagando un dazio pesantissimo per riacquistare ciò che era tuo. Ma un retrogusto amaro, al di là del risultato finale della sfida, rimane, e lì resterà. Insomma, al Mapei Stadium, Reggio Emilia, la Città del Tricolore, è andata in scena la partita più romana del nostro campionato. Altro che tortelli e parmigiano: la sagra della carbonara, e con una cofana di pecorino sopra, se mai. Con il Capitano, idolo e punto di riferimento fin dall’adolescenza degli altri nove, in avvio rannicchiato nella tuta seduto a due passi da Spalletti. E accanto a lui il tenero Grossi e l’aitante Soleri, anche un filino intimoriti se non emozionati. Qualche metro più in là, guardando verso la curva occupata dai tanti tifosi della Roma, i panchinari Ricci e Antei, tutti transitati, come i titolari Politano, Mazzitelli e Pellegrini, sotto le cure di Alberto De Rossi. Daniele, l’altro De Rossi, in campo con la fascia di capitano al braccio, simbolo e testimone della bontà del vivaio romanista, 1003 partite nella massima serie abbinato con Totti (396 Ddr e 607 il Capitano, con quei pochi minuti alla fine). E con lui Florenzi (daje, Bello de Nonna).
VOTO 10 – Pronti via, e partita immediatamente in salita, per la giocata di Politano sull’imbambolato Emerson finalizzata dalla rete di Paolo Cannavaro, che non segnava dal febbraio del 2013… Prevedibile, conoscendo la Roma abbonata ai regali e ai riposini. Poi, però, si è svegliato il Sellerone de Noantri, insomma il mezzo testaccino Dzeko, che con due gol, prima del centro di Nainggolan, ha rivoltato la partita potandola tutta dalla parte della Roma, e rafforzando l’etichetta di miglior cannoniere del campionato, con 10 fischioni. Morale della favola: i ragazzini cresciuti a Trigoria che pian piano stanno diventando uomini in Emilia hanno ancora tanto da imparare, devono ancora crescere parecchio. Lo avessero potuto fare nella Capitale, però, sarebbe stato meglio per tutti. O no?