Il 26 luglio del 2022 Paulo Dybala veniva presentato all’Eur, fuori dal palazzo della Civiltà davanti a10.000 tifosi festanti. Ieri, 21 agosto, due anni dopo quella incredibile accoglienza, ha detto sì alla super offerta araba dell’Al-Qadsiah che gli verserà sul conto in banca circa75 milioni, bonus inclusi. La scelta di Dybala è più che comprensibile. A 31 anni il meglio probabilmente lo ha già dato. Il talento purissimo ha dovuto sempre fare i conti con un fisico fragile che lo costringe spesso a fermarsi facendogli perdere continuità di rendimento e instillando in lui la paura di nuovi infortuni. Alle prime avvisaglie, Paulo non rischia. Il ct Scaloni non lo ha convocato né per la Coppa America né per le prossime gare dell’Albiceleste, dando spazio a talenti più giovani e sani (tra cui Soulé).
La Roma, che non ha mai fatto muro, perde così il suo talento più puro ma più delicato, il cui ingaggio sarebbe pesato per oltre 30 milioni nei prossimi due anni. Troppi. Le giocate della Joya rubano l’occhio e si capisce la delusione dei tifosi. Ma un Dybala con un sempre più ridotto raggio d’azione e spesso fuori per infortunio è un lusso che non tutti possono permettersi. Con Soulé, ad oggi non ancora al suo livello, ma giovane, sano, forte e con un ingaggio normale, la Roma guarda al futuro. Si può giocare senza il talento di Dybala? Certo, e si può anche costruire una Roma più forte: non trovando il suo sostituto (c’è già Soulé) ma completando la rosa con uomini dalle caratteristiche diverse che consentano alla Roma cambi di passo, strappi, variazioni di gioco e siano funzionali alle idee del tecnico.
Chi addebita colpe a De Rossi per non essersi opposto all’addio di Dybala è fuori strada. Non vanno cercati colpevoli in questa storia dove ognuno ha fatto i suoi conti. Se DDR avrà giocatori bravi, con certe caratteristiche, farà vedere una Roma forte e piacevole. L’unico rischio che corre Daniele è di amare troppo la Roma, che sta aiutando in questa fase di passaggio tra progetti sportivi, pensando più al futuro del club che egoisticamente a sé.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. DI Carlo