Una speranza di nome Chris. La Roma s’è aggrappa a Smalling con la forza della disperazione in una gara, quella di domani contro lo Spezia, che potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro di Fonseca. Il portoghese chiede una risposta principalmente ai senatori e l’inglese va inserito a tutti gli effetti nel ristretto cerchio dei leader giallorossi, dove trovano posto anche Dzeko, Pellegrini, Cristante e Mkhitaryan.
Senza Mancini (squalificato) e con i giovani Ibanez e Kumbulla alle prese con i rispettivi momenti negativi, l’esperienza del centrale inglese assume le sembianze di una scialuppa di salvataggio nel mare aperto della difesa. Serve adesso, non c’è più tempo da perdere, altrimenti l’imbarcazione rischia di affondare.
C’è stato un periodo, nemmeno troppo lontano, in cui la sola presenza di Smalling faceva dormire sonni tranquilli alla squadra e ai suoi tifosi. Questione di carisma, qualità e mentalità vincente. L’adorazione per il difensore arrivò al punto che molti gridarono all’ingiustizia quando il Manchester United decise di non prolungare il prestito in estate, facendogli saltare l’ottavo di finale di Europa League contro il Siviglia.
La Roma è rimasta talmente rapita dal londinese classe ’89 che nell’ultima finestra di calciomercato ha fatto di tutto per riportarlo nella Capitale, riuscendoci solamente sul gong con un investimento da 15 milioni. Smalling è partito a singhiozzo e ci ha messo un po’ a carburare.
Con lui in campo, in Serie A, sono arrivate le vittorie contro Fiorentina, Genoa, Bologna, Torino, Cagliari, Sampdoria e Crotone, ma solamente 2 clean sheet e un totale di 15 gol subiti. Il calo di rendimento si può spiegare sicuramente con una forma fisica non ancora al top, ma c’è anche una chiave di lettura tattica e risiede nel passaggio dal 4-2-3-1 al 3-4-1-2.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota