Stasera non piove, ma di acqua ne è già scesa abbastanza. A Udine la Roma ha perso la partita e l’uomo in forma – Lorenzo Pellegrini – mentre ieri nell’infermeria affollata si è aggiunto il big tenuto a riposo sabato per averlo al top col Real: Dzeko ha accusato un fastidio muscolare nella rifinitura, è rimasto comunque in ritiro ma alla lista dei convocati è stato aggiunto il baby Celar e oggi il bosniaco, se non supererà il provino, rischia di finire in tribuna. La classica tegola che ti cade in testa quando sei già a terra, non esattamente la premessa migliore per affrontare i campioni d’Europa, che vivono anche loro un momento pessimo in Liga ma poi leggi la formazione e tremi comunque. Tutto contro, sì, ma nulla da perdere per i giallorossi, che si aggrappano all’Olimpico di nuovo sold out come nelle notti magiche di Champions dello scorso anno.
C’è anche la possibilità di scendere in campo già qualificati agli ottavi: alle 18.55 italiane si gioca Cska Mosca-Viktoria Plzen, se i russi non dovessero vincere i primi due posti del girone sarebbero assegnati a Roma e Real Madrid. Uno spareggio per il primo posto, insomma, e niente più. In fondo, la pressione è solo per Di Francesco, tornato sul patibolo dopo la ricaduta della Dacia Arena. “Ho sempre sentito grande fiducia – giura lui – da parte della società. E’ chiaro che so come funziona il calcio, ma io sono lo stesso allenatore che ha portato questa squadra ad essere aggressiva e cattiva nella metà camp avversaria. A volte manchiamo in questo, evidentemente anche io devo raddoppiare gli sforzi. Ma l’esame di coscienza me lo faccio tutti i giorni”. Per vincere oggi bisogna tirar fuori un’altra impresa in stile Barcellona, quello che servirebbe per rianimare la squadra e un ambiente depressi. “Sarà una partita ad armi pari – assicura il tecnico, ma prima di sapere che Dzeko probabilmente non ci sarà – anche se giochiamo contro i campioni d’Europa. Abbiamo una buona classifica in Champions e possiamo renderla ottima con una grande prestazione”. Poi un appello alla gente: “Verranno in 65mila alto stadio, se sono arrabbiati hanno ragione, lo siamo anche noi. Ma se un tifoso mi parla di formazione o di scelte mi incavolo, la gente da noi deve pretendere impegno e serietà”. Ci penserà subito dopo Kolarov a rafforzare il concetto.
Alla formazione, appunto, deve pensare solo Di Francesco che non dà indicazioni ma sembra annunciare una sorpresa nell’assetto: “Certe partite ti fanno pensare, non ho ancora deciso niente, nemmeno il modulo: se giocherò a 3, 4 0 5 non lo so”. Oltre a ragioni tattiche, il possibile ritorno alla difesa a tre, che funzionò lo scorso anno col Barcellona, è una soluzione dettata dall’emergenza: recuperati solo Olsen e Manolas (ma il greco non è al meglio), restano fuori De Rossi, Perotti e Pastore, il tecnico ha gli uomini contati e deve puntare ancora sulla coppia Nzonzi-Cristante in mezzo e su Schick al centro dell’attacco. La Roma non avrà chance se giocherà con lo spirito rassegnato dell’andata al Bernabeu. “Sarà diversa, ora siamo due squadre malate – ammette Di Francesco – dovremo raddoppiare gli sforzi per uscire da questo momento di difficoltà. La cattiveria non si compra al supermercato, è una cosa astratta, ma i giocatori sanno che calci in porta ridendo e scherzando non fai gol”. Il tempo dei giochi è finito da un pezzo.