Chissà quante volte ci avrà ripensato stanotte, ammesso che sia riuscito a prender sonno. Perché se credete al concetto di “sliding doors”, ecco Roma-Atalanta ha rappresento quello per Eldor Shomurodov. O meglio, poteva rappresentare. Perché passare da “oggetto indesiderato” a eroe di serata, beh il passo non è affatto breve, anzi. Quando il campo lo vedi poco, perché nelle rotazioni parti dietro, ogni occasione che ti capita diventa oro, guai a sprecarla.
Quello che purtroppo è successo nel quarto d’ora che Mou, espulso, gli ha concesso dalla tribuna. Lampo di Zaniolo, imbucata per Celik che mette in mezzo un pallone morbido nel cuore dell’area di rigore. L’Olimpico aveva iniziato a caricare l’urlo, l’uzbeko impatta il pallone con Sportiello battuto ma la mira non è delle migliori.
Ci riprova pochi minuti dopo, saltando in velocità un paio di avversari e poi strozzando eccessivamente il destro verso l’angolino. Avrà pensato “non è aria per i sogni di gloria”, così ha provato a servire a Belotti il più facile dei tap-in, in seguito ad una splendida giocata di Zalewski, ma il passaggio non si rivela della giusta misura. Nei 21 tiri totali prodotti dalla Roma nell’amaro pomeriggio dell’Olimpico ci sono tracce, segnali di vita anche di Eldor Shomurodov.
Dopo il gol in Bulgaria contro il Ludogorets, lo Special One ha provato ancora una volta a giocarsi il jolly e buttare in campo l’attaccante, che ha trascorso l’intera estate con la valigia in mano e l’idea che ogni giorno fosse quello buono per svuotare l’armadietto di Trigoria, pronto per essere riempito dagli effetti personali di Belotti. Il paradosso vuole che i due abbiano terminato la gara insieme, uno al fianco dell’altro, con l’inamovibile Abraham in panchina, a chiedere il perdono dell’Olimpico nel momento dell’uscita del campo.
FONTE: La Repubblica – A. Di Carlo