Svalutata, o forse semplicemente sopravvalutata. Di sicuro facilmente migliorabile. Non solo debiti, progetto stadio in alto mare e aumenti di capitale. Dan Friedkin, nelle due settimane chiave per la chiusura dell’affare che lo porterà a diventare il prossimo presidente della Roma, deve fare i conti pure col disastro tecnico che va avanti ormai da un anno e mezzo e che ha portato alla svalutazione di una rosa che oggi non può valere complessivamente più di 300 milioni (esclusi i cartellini di Smalling e Mkhitaryan in prestito e non facilmente riscattabili) e che sotto la gestione Sabatini annoverava patrimoni finanziari e tecnici come Alisson, Pjanic, Salah, Nainggolan o Manolas.
Una minusvalenza di base per il club che più di tutti in serie A ha ottenuto sorrisi con le plusvalenze del passato. Un’incognita importante per Friedkin chiamato a rivoluzionare di nuovo la rosa e preoccupato dalle ultime due sconfitte con Sassuolo e Bologna che mettono a repentaglio la preziosa partecipazione alla prossima Champions e che potrebbero variare il prezzo finale di acquisto del club. Preoccupati lo sono tutti i tifosi stupiti dalla scelta anomala di Fonseca di concedere un giorno di riposo dopo la figuraccia di venerdì e arrabbiati per i festeggiamenti in discoteca di Perez o il pranzo al mare di Dzeko. Non solo risultati negativi però. Decisive le valutazioni sballate fatte in estate prima da Monchi e poi da Petrachi rispetto ad alcuni calciatori.
I flop più gravi della gestione spagnola rimasti sul groppone della Roma rispondono ai nomi di Schick (42 milioni, oggi in prestito al Lipsia), Nzonzi, Pastore, Kluivert e Cristante. I primi due saranno da (ri)piazzare in estate mentre El Flaco – che ha passato più giorni in clinica che a Trigoria – ormai ha mercato solo in Cina dove però il campionato è fermo. E pensare che un anno e mezzo fa veniva accolto da re a Ciampino dopo il pagamento di ben 24 milioni al Psg. Oggi, Cina a parte, nessuno sarebbe disposto a darne più della metà. Crollo verticale pure delle quotazioni di Cristante valutato 30 milioni, oggi una delle facce più rappresentative della rassegnazione romanista.
Non che i colpi di Petrachi siano andati meglio finora. Pau Lopez è stato il portiere più pagato della storia romanista (28 milioni) ma a dare un’occhiata ai numeri ha subito 1 gol in più del tanto vituperato Olsen, senza scomodare Alisson o Szczesny. Quanto vale oggi? Non più di 20. La stessa cifra offerta dal Milan per Under che ha visto crollare il valore del suo cartellino quotato il doppio al termina della sua prima stagione romanista. Poi c’è Spinazzola, valutato 29,5 milioni nello scambio con Luca Pellegrini, che dopo la bocciatura pubblica dell’Inter e i tanti stop fisici oggi non può costarne più di 18.
Al conto negativo vanno aggiunti gli anziani Kolarov, Dzeko e Perotti che a causa dei loro ricchi ingaggi hanno valore pari quasi a zero sul mercato. Idem per Juan Jesus, in scadenza nel 2021, e Fazio. Surreale anche la valutazione di Ibanez (10 milioni) dopo una sola presenza in serie A. Fa eccezione ovviamente Zaniolo (unico negli ultimi mesi a non veder diminuire il suo valore) che però si trova ai box mentre per Pellegrini basta pagare 30 milioni per sbloccare la clausola rescissoria.
FONTE: Leggo – F. Balzani