Se a livello “centrale” l’associazione dei presidenti e quella dei calciatori si sono “sparate” addosso, tanto per usare la cruda metafora usata da Tommasi in replica al comunicato della Lega di lunedì, alla Roma tra l’Eur e Trigoria a quanto pare il flusso delle conversazioni scorre placido e non risente del maremoto che ha scosso il calcio italiano.
I giocatori della Roma non avevano neanche bisogno della mediazione dell’Aic per trovare un accordo con i loro dirigenti – con il Ceo Fienga, in particolare, visto che è lui che si sta occupando della vicenda nella sua qualità di amministratore chiamato a far quadrare i conti in questa difficilissima transizione – e in armonia con quanto dichiarato sin dai primi giorni dell’emergenza, la definizione esatta dei tagli che i calciatori dovranno sopportare sarà comunicata non appena sarà più chiaro il destino della stagione calcistica.
Ma tra dirigenti e giocatori c’è grande sintonia, tanto che non sarà la società a fare il primo passo: Fienga ha chiesto ai quattro portavoce delegati dal gruppo (Dzeko, Kolarov, Fazio e Pellegrini) di dare un’indicazione volontaria su cui poi solo successivamente, nel caso, potrà nascere una trattativa.
In linea di massima il modello di riferimento per un accordo resta quello della Juventus anche per le simili caratteristiche nelle strutture e nelle necessità finanziarie delle due società: anche alla Roma potrà far comodo risparmiare al 30 giugno costi per quattro mensilità (il 30% dell’intero monte ingaggi annuali, quindi circa 40 milioni sui circa 120 totali) a costo poi di restituirne una parte nell’annualità del prossimo esercizio, magari tre mensilità, o due e mezzo come hanno stabilito in un accordo verbale Agnelli e Chiellini.
È sottinteso che poi a seguire anche i tecnici (o almeno Fonseca, gli stipendi dei suoi collaboratori sono decisamente più bassi) e i principali dirigenti rinunceranno a una fetta sostanziosa dei loro ricchi salari, anche se non necessariamente seguendo il modello utilizzato per i calciatori. Del resto lo stesso Ceo Fienga, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera due settimane fa aveva detto che i tagli «potrebbero partire anche dagli stipendi dei top manager».
E quindi il suo, quello del vicepresidente Baldissoni (chiuso nel suo appartamento romano), quello del responsabile dei ricavi Calvo (in isolamento a Torino) e del direttore sportivo Petrachi (“recluso” a Lecce). È anche possibile che una parte degli stipendi tagliati possa integrare le retribuzioni di impiegati, amministrativi e collaboratori del club costretti inevitabilmente a ridurre il loro orario di lavoro e in qualche caso già sottoposti a cassa integrazione. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco