Il buon cuore di Francesco Totti non si discute. Né quando parla della sua Roma, e sottolineiamo sua, né quando parla di Paulo Dybala. Non perché l’ex capitano giallorosso ieri abbia chiarito il suo punto di vista sulla Joya nell’intervista rilasciata a Marialuisa Jacobelli per Sportmediaset, ma perché è stato proprio lui uno dei primi a spendersi per portare l’argentino nella Roma, un anno e mezzo fa.
Gli avrebbe addirittura dato la sua dieci, e sottolineiamo sua, pur di convincerlo ad accettare la squadra giallorossa dopo telefonate, messaggi, conversazioni ad eventi in cui era presente anche l’ex Juve. E alla fine grazie a lui, a Mourinho e ai Friedkin Dybala è diventato romanista.
Riavvolgiamo il nastro a lunedì scorso, quando nell’intervista a margine di un evento Totti ha parlato del 21 giallorosso: “È un giocatore top, ma per quanto riguarda il futuro bisogna capire cosa vuole fare la società e che obiettivi ha già dalla prossima stagione. Se fossi un dirigente, penserei bene a cosa fare con un giocatore che fa 15 partite all’anno. Se ho un obiettivo importante da raggiungere e ho uno dei giocatori più importanti che va in campo in un terzo delle partite, una riflessione devo farla“.
Parole che inevitabilmente non sono passate inosservate (eufemismo) e che hanno acceso un dibattito anche fin troppo serrato sulla questione. E che alla fine, inevitabilmente, ha portato ieri a un chiarimento da parte di Francesco: “Non sono un dirigente ma un tifoso di calcio, della Roma in questo caso. Posso dire quello che voglio, quello che penso. Ho esternato questa cosa non contro Dybala, l’ho sempre difeso e per me è il giocatore più forte tecnicamente della squadra. Quando manca si sente. Mi hanno fatto una domanda: se fossi un dirigente. E io ho detto ci penserei, perché se ti gioca il 50% delle partite in due anni ci penserei. Poi se vogliono ingigantire le cose ben venga. Non ho nulla contro Dybala, sono stato il primo a portarlo a Roma“.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi