C’è quiete a Trigoria dopo la tempesta. De Rossi è un altro giorno, e se c’è ancora qualcuno che fatica a dimenticare, è bene che lo faccia in fretta perché intanto la Roma stasera scende in campo di nuovo, nell’esordio della nuova Europa League, di fronte l’Athletic Club, che per maggiore comprensione chiameremo Athletic Bilbao (stadio Olimpico, calcio d’inizio ore 21, telecronaca esclusiva su Sky, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista), e lo farà agli ordini di Ivan Juric.
(…) A ognuno andrà sempre riconosciuto il merito di aver provato a dare tutto con la tuta giallorossa: uno l’ha fatto per vent’anni quasi e poi per otto mesi, e adesso non può più farlo, e chissà se avrà mai una terza carriera da donare alla Roma (e forse questa cosa della seconda carriera gli ha portato male, un po’ come quando da Capitan Futuro è passato direttamente ad ex giocatore), l’altro invece ha appena cominciato e di sicuro merita di essere accompagnato con il rispetto e la (porzione di) fiducia che ogni underdog merita quando si presenta su un palcoscenico al quale non pensava di poter ambire.
Magari il basso profilo che incarna Juric sarà la scelta giusta per mettere tutti d’accordo e vincere i trofei sognati dai tifosi ed evocati dal presidente Friedkin nell’ultimo comunicato, chissà: di sicuro Ivan parla poco, ma va dritto al punto, guarda tutti attraverso la montatura comune degli occhiali da vista e non fissando come Daniele attraverso quei magnetici occhi azzurri, porta i capelli bianchi tagliati un po’ alla buona e non vanta quella calibrata zazzera bionda, e ha un portamento quasi claudicante invece della presenza scenica dell’ex capitano e campione del mondo. (…)
(…) Il suo calcio è semplice ed affascinante: prepara bene i suoi giocatori e li scatena a caccia degli avversari in dieci duelli individuali, contro le squadre più sofisticate ricorre a qualche scalatura più o meno elaborata. Ad esempio contro le squadre con il 4231, come l’Athletic di Valverde, lascia i due attaccanti sui due centrali, abbassa il suo trequartista su uno dei due mediani avversari e prende il trequartista avversario con un altro dei suoi mediani, poi scatena gli esterni sui terzini e la pressione è invariabilmente altissima, tipica delle squadre più spettacolari e offensive.
Nel controgioco è indubbiamente un maestro e i suoi insegnamenti sono facili da assorbire. È diretto come piace ai calciatori, non parla alle spalle di nessuno, allena badando al sodo, non ama chi allenta la tensione. La sua Roma potrà esaltare più che divertire, soprattutto in Europa, casa nostra negli ultimi anni, e quando arriveranno i momenti bui sarà pronto ad individuare presto il meccanismo saltato, offrendo immediatamente ai suoi ragazzi la soluzione. Il suo calcio è matematica: se tutti corrono bene – ognuno sul proprio riferimento – gli avversari non riusciranno mai a giocare, e nelle transizioni la Roma volerà. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco