Prima sconfitta dell’era Mourinho dopo sei vittorie consecutive e, particolare più spinoso, il risultato è stato coerente con quello che si è visto sul campo. Tudor, all’esordio dopo l’esonero di Di Francesco, ha ripescato gioco a tutto campo, marcature a uomo e intensità dell’amico Juric. L’Hellas ha giocato la partita che voleva giocare, la Roma no. Mourinho è stato due volte lucido a commentare il match. Prima quando ha detto che la chiave sono stati “i troppi individuali persi“. Poi quando ha ricordato ai suoi che “bisogna pensare subito alla prossima gara (giovedì, all’Olimpico, contro l’Udinese). Prima ne avevamo vinte 6 e non 60, adesso ne abbiamo persa una e non 10”.
Un po’ meno convincente è stato quando, nel finale, sotto 3-2, ha mandato in campo cinque attaccanti che hanno finito per intasare gli spazi. La fatica delle gare precedenti e il campo bagnato dopo il diluvio e la grandine di sicuro non hanno aiutato. Per una volta, insomma, la Roma è rimasta al di sotto del suo standard. Non è bastato nemmeno lo straordinario gol di Lorenzo Pellegrini, di tacco su cross di Karsdorp, che aveva permesso di chiudere in vantaggio il primo tempo.
Il compito di Mourinho, adesso, è saper gestire il momento negativo in una piazza molto umorale. Una partita storta può capitare a tutti, l’importante è evitare nelle prossime comportamenti autolesionisti come l’ammonizione per proteste di Veretout al 17′ o negativi come l’eccesso di nervosismo di Abraham verso tutti. L’obiettivo vero della Roma è la qualificazione alla prossima Champions, il cammino è fin qui quello giusto.
FONTE: Il Corriere della Sera – L. Valdiserri