Di sicuro ci sono solo due cose, ma che pesano tantissimo. La prima è che a fare la valigia ci metterebbero un attimo, la seconda è che sarebbero attanagliati dalla nostalgia. José Mourinho e Walter Mazzarri – dopo essersi punzecchiati in passato (da “fenomeno mediatico” al confronto fra “asini e purosangue”) si avvicinano alla sfida tra Roma e Napoli coltivando sentimenti simili e opposti.
Qualunque risultato esca dall’Olimpico, non ci sarà nessun sostenitore giallorosso che soffrirà di nostalgia per un allenatore del passato. Discorso diverso, invece, per Mazzarri, anche lui rimasto schiacciato finora – come sarebbe successo a tutti – dall’ombra di Luciano Spalletti.
Se a giugno il Napoli cambiasse guida tecnica, è probabile che le lacrime si asciugherebbero in fretta. L’addio di Mourinho, invece, sarebbe destabilizzante per tutto l’ambiente, perché lo Special One ha compattato il mondo del tifo come a nessuno era riuscito. Per questo José, domenica, si è potuto permettere di lanciare un appello che però è suonato anche come un avviso ai Friedkin.
Il senso è stato questo: io alla Roma sto benissimo, capisco e accetto le difficoltà economiche, perciò sono disponibile ad accettare anche un progetto fatto di giovani, ma per conoscere il mio futuro non voglio attendere troppo: al massimo febbraio. La risposta della proprietà è stata altrettanto chiara: per ora in agenda non sono previsti incontri per il rinnovo dei contratti.
Eppure la partita di domani è di quelle che, in un senso o nell’altro, possono dare una svolta alla stagione. Al di là della passione, una prova incolore farebbe lievitare i dubbi dei Friedkin, che hanno ricordato a tutti che solo nella stagione 2022-23 hanno speso per il club qualcosa come 232,5 milioni. Come dire, a investimenti da Champions occorrerebbe che corrispondessero ricavi da Champions.
Per farlo, cioè per riavvicinarsi alla zona nobile della classifica, il tecnico portoghese ritrova Romelo Lukaku. Il peso specifico dell’attaccante belga è senza confronti in questa squadra, basti pensare che senza di lui la Roma non ha mai vinto (con lui invece 7 volte) e la media punti passa da 1,8 a partita a 0,3. Un universo di differenza. Morale: davanti a un Olimpico tutto esaurito, Mourinho proverà a sfatare il tabu delle grandi (Inter, Juve, Milan, Napoli e Atalanta) che lo attanaglia da quando è alla Roma, visto che il bilancio è deficitario.
In 27 incontri le vittorie sono state appena 5, i pareggi 6 e le sconfitte 16. Dei potenziali 81 punti a disposizione la Roma ne ha conquistati appena 21. E quest’anno il bilancio non è migliore. In tre sfide contro le big (Milan, Inter e Lazio) la squadra ha ottenuto solo un punto. La svolta è dietro l’angolo?
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini