Si chiama sfiga quando ti avvicini all’impresa di battere – oltretutto a casa sua – una squadra che non perdeva da un anno, precisamente dall’11 maggio del 2023 (sempre con la Roma, peraltro), e un autogol, uno stupidissimo autogol, fa suonare la sveglia che non avevi nemmeno caricato e il sogno bruscamente si interrompe.
Si chiama sfiga – e pure atroce – perché stavi compiendo qualcosa che nessuno aveva avuto il coraggio di mettere in conto, un autentico miracolo calcistico: ci stavi riuscendo con due rigori, certo, ma anche con una condotta di gara coraggiosa e lucida.
La Roma è stata infatti capace di limitare a lungo l’”ingiocabilità” del Leverkusen, difendendosi con le unghie e riuscendo a correggere la maggior parte degli errori commessi all’andata.
L’infortunio dopo 20 minuti di Spinazzola ha però complicato la serata: Zalewski, il sostituto, ha mostrato i soliti, notevoli limiti inducendolo a spostare El Shaarawy sulla sinistra. Le volte in cui il meccanismo di Daniele è andato in crisi da superiorità tecnica dei tedeschi è stato Svilar con almeno quattro strepitosi interventi, a tenere in partita la squadra.
Mile sta mostrando una sicurezza impressionante e trasferisce ai compagni la fiducia che mancava. Si chiude qui l’avventura in Europa di una Roma che ancora insegue un posto in Champions e che, sempre per sfiga, si ritrova alle prese con un avversario domestico attrezzato e galvanizzato al quale è condannata a chiedere il favore di vincere il trofeo.
FONTE: Il Corriere dello Sport -I. Zazzaroni