Basta leggere il suo nome in formazione, per abbassare l’abituale (elevato) livello di patema d’animo che accompagna l’esistenza tifosa. Con Jordan Veretout in squadra, la macchina di Fonseca può contare su cilindri in più, maggiore tenuta, serbatoio senza fondo, corsa costante, sostanza e – se tutto questo ancora non fosse sufficiente – anche una certa quantità di gol.
Perché al di là della strepitosa doppietta rifilata alla Juventus, il francese ha realizzato nove reti in poco più di una stagione da romanista. Numeri superlativi, per uno che di mestiere fa il mediano. Per lo più di rottura. Almeno nelle iniziali mansioni che gli possono essere assegnate dal tecnico quando di volta in volta schiera la sua coppia di centrocampisti (uno dei quali, numeri alla mano, è sempre Jordan). Ma sarebbe riduttivo considerarlo un semplice interditore. Veretout riesce a sdoppiarsi e a volte a triplicarsi, a seconda del compagno al suo fianco.
Per buona parte della scorsa stagione come nella prima giornata di questa (e nel finale della gara con i bianconeri) il suo partner è stato Diawara, deputato a dettare geometrie alla manovra partendo dal basso, appena avanti alla linea difensiva. Con lui in quella posizione, il francese si allarga e si dedica a tamponare e ad alzare i ritmi, rispettivamente con o senza possesso palla. Con Villar la squadra guadagna qualcosa dal punto di vista della creatività, ma avanza di qualche metro il baricentro (tanto che in estate Fonseca lo ha provato fra i trequartisti) e allora non è difficile scorgere Veretout come primo aiuto al reparto arretrato.
Discorso inverso nel caso di Cristante a centrocampo, che tende a schiacciarsi indietro fino a fungere da centrale fra i centrali, portando Jordan più avanti, quasi a ridosso del reparto offensivo. L’ultimo esperimento in ordine temporale è quello che ha visto contro la Juve Pellegrini lì nel mezzo, più arretrato rispetto alle recenti abitudini, a formare un duo di centrocampo tutto dinamismo e verticalità. In attesa della controprova, forse la coppia meglio assortita per sviluppare pressing alto e improvvisi rovesciamenti di fronte, come lo stesso sviluppo della partita di domenica ha dimostrato almeno per un’ora. (…)
FONTE: Il Romanista – F. Pastore