Finisce Dzeko a zero l’esordio della Roma nella stagione 2020/2021, con una squadra schierata senza centravanti per un eccesso di riguardo nei confronti di Edin e della Juventus in una serata in cui avrebbe davvero fatto comodo schierarlo là davanti in attesa di Milik, a quanto pare bloccato ancora dalle curiose pretese di De Laurentiis.
Il centravanti la Roma ancora lo avrebbe, ma se ne è rimasto in panchina per tutta la serata, sfoderando il suo sorriso migliore, mentre in campo i suoi prossimi ex compagni, che tra sei giorni proverà a battere all’Olimpico in maglia bianconera, sbattevano per un tempo contro il muro eretto da Juric e nel secondo invece sbandavano paurosamente, senza un punto di riferimento preciso davanti a cui aggrapparsi.
E alla fine il pareggio è il risultato più giusto, considerando l’equilibrio nelle occasioni da rete (tre le traverse, due del Verona e una nel finale di Spinazzola, il migliore dei giallorossi) e la distribuzione delle azioni migliori, con un tempo per parte in controllo tattico.
A Verona la Roma era arrivata in un crescendo di preoccupazione per le notizie poco confortanti sul fronte Milik, ma poi quando la partita è cominciata la squadra è sembrata non risentire della confusione pomeridiana e ha fatto subito sul serio, con quella squadra senza centravanti eppure piena di qualità e di iniziative offensive, grazie soprattutto alla qualità del terzetto più avanzato rappresentato da Pedro (in campo a sorpresa) e Pellegrini a muoversi alle spalle di Mkhitaryan.
Dietro di loro nessuna sorpresa: in mezzo Diawara e Veretout metronomi a dettare i tempi e metronotti su ogni figura invadente non riconosciuta, sui lati Karsdorp più timido e a sinistra uno scatenato Spinazzola, in difesa Cristante calato tra Mancini e Ibanez e in porta Mirante, perché Pau Lopez non dà più certezze e invece Mirante sì.
E infatti se dopo un primo tempo sostanzialmente condotto dalla Roma il risultato all’intervallo era ancora a reti inviolate il merito è stato proprio del portiere romanista, bravissimo a deviare di coscia una conclusione che sembrava destinata in porta, a chiudere un’azione nata casualmente per un errore di controllo di Tameze che proprio al 45′ ha preso in contropiede Mancini e lanciato Faraoni in profondità, poi sul retropassaggio a chiudere il triangolo il camerunense ha avuto sul piatto il gol del (l’ingiusto) vantaggio, ma Mirante per l’appunto ha alzato la coscia e deviato la traiettoria sulla traversa, poi Cristante ha liberato.
In tutto il tempo il Verona si era affacciato solo un’altra volta nell’area romanista, al 28′, e stavolta l’acerbo slovacco Tupta (classe 1998) aveva preso una corta respinta di Cristante, ma il suo tap-in è finito giusto in braccio a Mirante.
Ma nel resto del tempo la gara è stata saldamente nelle mani della Roma, con un 3421 a specchio col Verona, contrassegnato però dalla grandissima qualità dei suoi rifinitori e dall’inesauribile impulso esterno dato da uno Spinazzola in versione rilucente. Dalla sua parte sono arrivati i pericoli più evidenti per Silvestri, con Faraoni incapace di tenere l’avversario e l’ex romanista Cetin a difendere l’ultimo lembo di campo, ma sempre un po’ in difficoltà.
La prima occasione per la Roma è stata al 3′, con una sgroppata di Pedro mal controllata da Empereur (subito in difficoltà fisica: e infatti già al 19′ ha lasciato il campo a Lovato) e retropassaggio per Diawara, che ha tirato alto. Al 9′ Danzi ha fermato fallosamente Veretout giusto al limite dell’area, rischiando il rigore e rimediando il primo giallo. All’11’ su calcio d’angolo battuto sul primo palo, Di Marco per impedire la deviazione a Karsdorp ha quasi ingannato il suo portiere. Al 17′ un’altra conclusione di Pedro alta ha rifinito una deliziosa triangolazione tra i tre soprani. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco