Se Capello fosse un mental coach, meriterebbe un ringraziamento da parte di Nicolò Zaniolo. Dalla notte di quella gaffe televisiva, con il giovane interista Esposito invitato a scegliere strade diverse, Zaniolo ha segnato un gol a partita sbloccandosi persino in trasferta, guarda caso in Friuli, cioè la terra di Capello.
Zaniolo, da promessa a campione in dieci giorni Da promessa interessante, nelle percezioni generali, è diventato un quasi campione. Tutto in dieci giorni dal colpo di testa contro il Borussia al terra-aria con il Napoli. Ormai sul suo conto i dibattiti sembrano finiti, o almeno sopiti, sulla scia di un rendimento eccellente per qualità e continuità.
Persino del ruolo ormai non si parla più: nella posizione di ala atipica, dove può sfruttare la potenza verticale come i rientri sul piede sinistro, sembra aver trovato l’habitat naturale. Fonseca non ha dovuto forzarlo ma convincerlo sì: nella testa del ragazzo, che si sente una mezz’ala o al limite un trequartista, c’è voluto del tempo per capire che il decentramento territoriale non necessariamente comporta una perdita di importanza.
I numeri, anche ricordando lo scorso anno, dimostrano anzi che Zaniolo incide di più come ala, almeno in termini realizzativi. Ricordate la doppietta al Porto? Giocava sul lato destro nel 4-2-3-1. Sulla fascia il suo motore non si ingolfa, forse perché il traffico diminuisce. E in questo inizio di stagione tutti e cinque i suoi gol sono arrivati dall’ala Zaniolo. Ala diversa dal genere ordinario, chiaro. Ma non era forse così anche Totti con il primo Zeman? Numero 10 nel talento e nell’animo, ma con una zolla di partenza da cui procedere con la guida dell’istinto.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida