Diciannove legamenti crociati saltati dal 2014 in poi. Il caso di Zaniolo riapre il dossier dell’incubo per la Roma. Che cambia i medici, i campi, i sistemi di allenamento; che invita i monsignori a benedire il centro sportivo di Trigoria. Ma non riesce ad annientare il nemico oscuro. Solo in questa stagione erano già saltate le ginocchia di Zappacosta e di Bouah, terzino destro molto promettente della Primavera, che a settembre si è rotto il crociato sinistro subito dopo la lentissima guarigione (dieci mesi) dal gemello destro.
Ora il crack di uno dei giocatori più importanti della squadra. Gli esperti si dividono sulle motivazioni del proliferare di infortuni, che sono ampiamente superiori alla media riscontrata dai report Uefa tra le squadre che partecipano alla Champions League. Ma in realtà nessuno sa dare risposte certe, come spesso capita nel campo della medicina.
IL DIBATTITO – E a proposito di campo. Si è discusso molto ieri, sui social e non solo, delle dichiarazioni forti di Diego Perotti successive a Roma-Juventus: «Il terreno dell’Olimpico non è da Serie A, è pieno di buche. Non è un alibi per la sconfitta ma è un dato che dobbiamo evidenziare». Indirettamente, quindi, verrebbe da pensare che la superficie, già un po’ consumata dalla partita tra Lazio e Napoli giocata il giorno prima, abbia contribuito ai tremendi incidenti di Zaniolo e Demiral, due giocatori di due squadre diverse.
In realtà al Coni, proprietario dello stadio Olimpico, e alla Roma, proprietaria di Zaniolo, questo elemento non risulta come acceleratore di infortuni. Semmai, parlando dei tanti problemi fisici che la Roma sta vivendo anche in questa stagione, una ragione potrebbe essere la differenza tra i campi di Trigoria, che sono un misto tra erba naturale e sintetica, e quello dell’Olimpico, composto invece esclusivamente da erba vera. Ipotesi, comunque. Che possono servire come base di analisi per il futuro ma non chiarire oltre ogni ragionevole dubbio l’assurda escalation della Roma. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport