Da settimane Mourinho batte sul tasto della scarsa concretezza sotto porta. Adesso, poi, che la Joya mancherà ai giallorossi fino a gennaio (e lo staff medico argentino sarà presto a Roma), il problema parrebbe lievitare. Basta dare un’occhiata alle cifre stagionali della squadra: con l’attaccante argentino in campo la Roma segna una volta ogni 52 minuti, senza di lui, invece, ogni 220 minuti.
Nessuna meraviglia che, Dybala a parte, non c’è un attaccante che abbia medie realizzative accettabili. Non è un caso, in fondo, che il vice capocannoniere giallorosso al momento sia Smalling con tre reti. Insomma, c’è bisogno che le punte romaniste ritrovino la propria identità. A cominciare dall’unico dei cosiddetti “Fab Four” (Pellegrini, Dybala, Zaniolo e Abraham) che ancora attende il primo gol in campionato.
Sorprende, infatti, l’astinenza in Serie A di e in Europa League di Zaniolo. Sulla carta, il fanalino di coda Sampdoria sarebbe il migliore fra gli avversari possibili, ma il calcio non è una scienza esatta e così è possibile che anche la sfida di Marassi abbia i crismi dell’ossessione
È ovvio che per tutto il parco attaccanti giallorossi – forse ad eccezione di Belotti, che ha segnato giovedì a Siviglia contro il Betis – la questione del gol è diventata soprattutto una questione psicologica. Non è un caso che lo stesso Mourinho abbia detto che, quando la squadra si sbloccherà, ci sarà qualcuno che “pagherà” dazio per tutto questo.
Stankovic e i blucerchiati sono autorizzati a fare tutti gli scongiuri del caso, ma se Zaniolo si ricorderà del suo gol da ragazzo con addosso la maglia del Grifone, tutto potrebbe essere più facile.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini