Mancavano poche ore alla semifinale col Manchester United quando a Londra, ormai quasi una settimana fa, Dan Friedkin lasciava una riunione in cui si parlava di sponsor per incontrare l’allenatore per cui ha, da sempre, un’autentica passione.
È così, in quell’incontro notturno, che José Mourinho ha iniziato a intravedere la strada che ieri lo ha portato a diventare l’allenatore a cui la Roma chiederà di interrompere questi 13 anni senza trofei. Iniziati nel 2008 col suo sbarco a Milano, quello del “non sono un pirla“: raccontano lo dica ancora, quando ha voglia di scherzare.
Una voglia che la Roma non ha più. L’annuncio ha sollevato di colpo il sipario già calato sulla stagione, svelando un’esaltante anteprima della prossima. “Ho capito che il club è ambizioso, costruiremo un percorso vincente“, le prime frasi di Mourinho, già diventato un oggetto di culto per i romanisti, come la nuova cover giallorossa per il cellulare che ha pubblicato su Instagram, accompagnata da un “forza magica Roma“, la prima delle sue mosse, studiate ed efficacissime, per entrare in simbiosi con l’ambiente.
Certo, dopo quell’incontro con Dan Friedkin è stato necessario trattare: con l’agente Jorge Mendes, con gli avvocati inglesi e con Matthew O’Donohoe, della Caa Sports, per la gestione dei diritti d’immagine, l’argomento più delicato.
L’accordo è stato trovato dall’appartamento ai Parioli di Dan Friedkin in call all’alba di ieri, dopo una notte di contatti, contratti e cifre. Mourinho ha firmato per 3 anni, guadagnerà 10 milioni lordi, circa 7,5 netti considerando i benefici del Decreto Crescita (più 8 di buonuscita dal Tottenham). Una cifra che potrà crescere ancora: ai trofei che vincerà ha legato una parte sensibile dei suoi emolumenti il portoghese.
Solo poche ore prima, la Roma aveva ufficializzato il divorzio con Fonseca a fine campionato. Non sarà il solo: con lui lascerà una fetta rilevante della Roma attuale: anche medici e magazzinieri sono stati sollevati dall’incarico in vista della prossima stagione. Mourinho porterà i suoi fedelissimi: uno staff di 4 persone, il vice Joao Sacramento, Nuno Santos, Carlos Lalin e il match analyst Giovanni Cerra, romano e tifoso della Roma.
A questi, potrebbe aggiungere una figura che conosca il club: Daniele De Rossi, già nello staff di Mancini in azzurro, o magari l’ex Roma e Inter Walter Samuel. Più difficile Totti, che con Pinto non ha trovato un’intesa per tornare come dirigente. Certo i Friedkin e Mourinho vogliono azzerare ciò che non funziona: verrà realizzato un nuovo centro di match analysis e di scouting di giocatori.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci