Sull’orlo del precipizio, dopo un primo tempo in cui l’intraprendente Verona di Tudor aveva dominato in lungo e in largo e sull’Olimpico avevano preso a volteggiare gli avvoltoi che annualmente si radunano, quasi sempre di questi tempi, Mourinho ha pescato tre perle nel sacchetto delle riserve delle riserve e ha ribaltato la situazione, portando il Verona nel finale a difendere il pareggio sotto la traversa, aiutati nel compito dall’inutilmente autoritario Pairetto, un altro che non è chiaramente sereno con l’allenatore romanista e quindi appena può se ne approfitta, in virtù dell’autorità a lui conferita dal ruolo, costi quel che costi.
La partita è finita 2-2 e se da una parte c’è il sapore dello scampato pericolo (dopo le reti di Barak in apertura e di Tameze al 20′, Simeone aveva segnato alla mezz’ora del primo tempo persino il gol del 3-0, ma gli è stato annullato per un fuorigioco nello sviluppo dell’azione), dall’altra il rammarico per l’ennesima partita non vinta (14, contro le 12 vinte, con Fiorentina, Atalanta e Lazio che giocano oggi con la certezza di star già sopra) e per un 2-2 che a un certo punto è sembrato stretto, dopo che prima Volpato (marcatore più giovane della storia della serie A, primato strappato a Felix) e poi Bove, due ragazzi mandati in campo con Zalewski da Mou per rimediare al disastro dei titolari, avevano raddrizzato il risultato.
La prestazione del primo tempo era stata davvero disastrosa, a causa di un approccio alla gara terribile della Roma, indubbiamente penalizzata dalle pesanti assenze evocate da Mourinho alla vigilia (fuori Spinazzola, Boer, Ibañez, El Shaarawy, Zaniolo, Mkhitaryan, Perez e Shomurodov), ma poi decisamente poco reattiva in tutte le situazioni chiave della partita e messa in campo con un 352 che poggiava purtroppo sul centrocampo assai poco dinamico con Cristante e Sergio Oliveira affiancati da un Pellegrini non ancora al meglio della condizione.
In questa veste – da una parte obbligata per via delle assenze, ma Veretout in panchina all’inizio non ha troppe spiegazioni logiche – la Roma non è stata in grado di fronteggiare l’impegno, a cominciare dal gol del vantaggio veronese, passando per le (poche) opportunità per il pareggio, confluendo nell’azione del raddoppio e terminando nel confusissimo finale di tempo, quando la squadra ha accusato psicologicamente il colpo della pessima figura che stava maturando e non è stato in grado di reagire.
Il combattivo Verona di Tudor, squadra capace di buoni colpi, ma tutto sommato modesta e capace di recitare un solo spartito (fase di non possesso di uno contro uno a tutto campo, fase di possesso con sviluppo corto, trequartisti ad accorciare dentro il campo, esterni alti e combinazioni rapide nelle catene laterali), è sembrata il Borussia Dortmund o il Liverpool migliori di Klopp: (de)merito soprattutto della Roma che, come spesso le è accaduto quest’anno, non ha studiato bene l’avversaria, o se l’ha fatto non deve averla capita bene, e si è consegnata dando anche l’impressione di sottrarsi alla lotta, e invece era semplice incapacità tattica di fronteggiare la fisicità dirompente dei veronesi, altissimi nelle pressioni a sfidare il palleggio sempre più incerto dei romanisti in uscita.
Il gol del vantaggio è uno stato il primo colpo di piccone alla credibilità romanista: con un atteggiamento vistosamente teatrale, su punizione laterale peraltro frettolosamente assegnata dall’inutilmente pignolo Pairetto, Faraoni ha fatto finta di disinteressarsi della prima battuta, per guadagnare metri verso la barriera e poi lasciarsela alle spalle, mentre Ilic batteva veloce centralmente per Caprari che era scappato dai blocchi proprio per servire in profondità Faraoni, roba che in tribuna s’era capito subito chiaramente ma in campo Felix proprio non se n’è reso conto, lasciando all’ex laziale il tempo di entrare in area e calciare verso la porta: sulla respinta troppo corta di Rui Patricio Barak è stato il primo ad arrivare e a chiudere il cerchio per la gioia di Tudor e del suo staff, felici per come avesse funzionato lo schema evidentemente provato e riprovato in settimana.
PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO CLICCARE QUI
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco