Il primo avversario che la Roma ha battuto è stato proprio l’atmosfera densa del racconto di trionfi dell’Ajax. La risposta all’andata all’Amsterdam Arena, quando nello spogliatoio giallorosso sono apparsi lupetti stilizzati, foto dei calciatori alle pareti e i loro nomi agli armadietti. Una spinta motivazionale, utile a trasformare in amico uno spazio ostile. Forse la prima, vera mossa di Tiago Pinto come general manager romanista.
Il modello da seguire è il Lipsia: scouting scientifico, selezione sulla base di parametri riconoscibili, monitoraggio globale dei talenti e delle statistiche, della squadra e degli obiettivi, affidate a un nuovissimo match analysis department. Ma anche ad alcuni punti fermi. Cinque incedibili: Mancini e Pellegrini su tutti, ma anche Ibanez, Villar e Zaniolo.
Il futuro di Fonseca verrà deciso «consensualmente», non subito ma comunque prima del 26 maggio: almeno due agenti hanno già proposto altri allenatori: Ramadani ha proposto Sarri. Raul Costa, che portò al Benfica Taarabt, ha suggerito Amorim.
Prova che la strada per l’allenatore è ormai segnata. Come quella di Dzeko, tanto che già si valutano nuovi attaccanti. Belotti piace, Vlahovic anche di più. Pinto se ne innamorò nell’estate del 2019: un’amichevole negli States tra il suo Benfica e la Fiorentina. L’allora 19enne segnò e giocò una grande partita, diventando anche oggetto di una conversazione tra Pinto e Ruben Dias, oggi al Manchester City.
Non ci sono stati colloqui diretti con Sarri, ma si è parlato con Totti: le porte sono apertissime, ma nessuno gli ha chiesto di tornare e lui pare molto concentrato sul suo lavoro da agente e talent scout. Modello Lipsia non solo nello scouting: nella testa dei Friedkin rimbalza anche l’idea di creare un network di società per sviluppare i talenti gradualmente.
FONTE: La Repubblica – F. Ferrazza – M. Pinci