Vademecum per un incubo che si chiama Old Trafford. Lo era già per note ragioni, sette pessime ragioni. Lo diventa più che mai, al buio peraltro in buona parte prevedibile del non vorrei e non posso di domenica a Torino.
Aggiungi al potere sinistramente evocativo del nome e alla qualità di Pogba, Cavani, Fernandes e compagni i problemi della Roma di oggi e viene facile l’immagine dell’Everest da scalare a mani nude. Che fare? Presentare un certificato medico (sulla base del numero di infortunati non sarebbe nemmeno così fuoriluogo)? Dichiararsi arresi nella prima prima che sul campo? Quanto cuore, quanta testa e quante gambe in questa Roma?
La Roma avvicina Manchester al peggio di sé. Un allenatore in uscita e con lui diversi giocatori. Altri irrecuperabili o in deficit di condizione. Fonseca in testa, è già a Manchester. Azzardo notevole, tre match omerici per l’eventuale esultare, ma la più probabile ipotesi di un rovinoso “fuori da tutto”.
Diventa decisivo come Fonseca saprà parlare ai suoi quasi ex giocatori, risultando credibile, e come Pellegrini e compagni sapranno parlare a se stessi. Mettersi in testa che sfide come queste te le potrai ricordare da qui a dieci anni come una svolta della tua vita: scoprire la felicità del causare la felicità, in questo caso di un popolo intero, abituato da troppi anni al rifugio dei poveri, sognare e fantasticare.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Dotto