L’affinità elettiva. Dopo la punizione capolavoro, ancor più capolavoro perché anomala (un destro che calcia da sinistra passando dalla parte del palo coperto non sopra la barriera ma di lato!), Pellegrini non è contento, non festeggia da contento, festeggia da emozionato. Mancini fa il gesto con le mani: “…ahò, questa è tanta roba!!“. Poi Pellegrini guarda in alto verso la tribuna, probabilmente verso la famiglia. E non è detto che non consideri Francesco Totti un membro della sua famiglia.
Certe punizioni fanno pensare a Francesco e a tutti quei portieri che si rialzavano sconsolati con la faccia di Toldo durante un Roma-Inter. Uno segnava tanti gol e in qualunque maniera, Pellegrini è più avaro, eppure ha un suo modo, piuttosto chiaro, di esprimere la propria passione e di trasformarla in giocate concrete. Sì, è vero: c’è solo un Capitano. Ma se il Capitano ha 45 anni e sta in tribuna accanto ad Antonello Venditti, qualcuno in campo quella fascia se la dovrà pur caricare addosso.
E non c’è miglior braccio di quello di Lollo per favorire un passaggio di calore, di valore, di corrente e di gesti tecnici. Pellegrini non è Totti. Forse un giorno qualcuno gliel’avrà fatto credere: “Sei come Checco”. Se così fosse, siamo certi che lui, da persona intelligente, non ci abbia creduto. Si sarà sentito lusingato e avrà usato la benzina per provare ad essere un Pellegrini migliore.
FONTE: La Repubblica – E. Sisti