C’è un elemento che non ha potuto trovare risalto in questi giorni tribolati: la Roma ha creato un gruppo. Giocatori forti, uomini veri, che hanno saputo gestire con maturità la crisi di governo – passateci l’espressione, visto il periodo – e senza schierarsi hanno tirato la squadra fuori dai pasticci.
Senza nulla togliere al carisma di Dzeko, e all’immensa esperienza di spogliatoio accumulata da Mkhitaryan e Pedro, Fonseca ha scoperto l’importanza del blocco italiano: dal portiere Mirante, che si è speso per mediare tra le posizioni più oltranziste durante la fase acuta dei litigi, al nuovo capitano Pellegrini, che ha salvato Fonseca sull’orlo della caduta con il gol contro lo Spezia.
E poi Cristante, Mancini, Spinazzola, i tre che sono passati per la palestra dell’Atalanta prima di accorgersi che a Roma, nella Roma, possono davvero diventare grandi, come testimonia la considerazione della Nazionale. In altri tempi, anche con organici più forti, la Roma non ha saputo reagire alle situazioni negative e alle prime difficoltà si è avviluppata nell’autolesionismo. Invece stavolta dopo un derby perso e dopo la Coppa Italia, con il caso Dzeko a monopolizzare le attenzioni e ad alimentare l’incertezza sul futuro, il gruppo si è compattato e ha ripristinato la normalità. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida