Le nazionali, capita, portano anche piacevoli novità. Non che Paulo Fonseca non lo sapesse – dopo gli impegni europei – ha solo più certezze. Si è visto sperimentare da Mancini, ad esempio, un Lorenzo Pellegrini in un ruolo che, con ogni probabilità, dovrà ricoprire anche nella sua Roma.
Ovvero, quello di esterno alto d’attacco. Nell’Italia significa fare la punta, diciamo moderna, nella Roma il trequartista. Che poi, siamo più o meno agli stessi movimenti, seppur in sistemi di gioco diversi. Pellegrini ha imparato con Fonseca a giocare più basso, con Di Francesco ha fatto il trequartista e ora con Mancini lo abbiamo visto esterno alto d’attacco. E questa non può che essere una ricchezza per un allenatore, specialmente nei momenti di difficoltà.
LA RIPARTENZA – Ad esempio, Roma-Sassuolo, manca Under? Ok, alzi Pellegrini, il neo arrivato Mkhitaryan lo fai giocare nel suo ruolo di trequartista centrale e sposti Zaniolo a destra. E qui siamo all’altro jolly: Nicolò. Per Mancini è una mezz’ala e nel suo scacchiere va in concorrenza con uno tra Sensi, Barella o Verratti, fermo restando che Jorginho è un centrale. Nella Roma praticamente, la mezz’ala, non l’ha mai fatta: ha giocato trequartista o esterno alto nel 4-2-3-1.
Se per Di Francesco era un adattato a destra, per Fonseca è quasi l’esterno ideale, perché Zaniolo interpreta il ruolo di ala da trequartista, proprio come vuole il tecnico portoghese. Ed ecco perché nella linea dietro a Dzeko sono tutti interscambiabili e nell’elenco vanno inseriti anche Perotti e Pastore, se saranno assistiti dalla salute e da una buona condizione fisica.
Lo stesso vale per Mkhitaryan, che non abbiamo mai visto con la maglia della Roma, ma sappiamo possa giocare sia a destra, sia a sinistra sia in mezzo, e questo non lo abbiamo certo capito guardando l’Armenia contro Italia e Bosnia, ma andando a controllare il suo storico tattico: Henrikh è stato impiegato nei tre ruoli della trequarti e anche da centravanti. Nella sua Nazionale ha molta libertà, l’impressione è che ne avrà anche nella Roma. Le uniche ali un po’ più specifiche sono Kluivert e Under.
Il jolly per eccellenza, nella Roma, è Florenzi, che nel suo percorso giallorosso abbiamo visto terzino destro, mezz’ala, esterno d’attacco, trequartista. Ruoli sempre ricoperti con dedizione e buoni risultati. In Nazionale, l’altra sera, ha fatto pure il terzino sinistro, mostrando le solite qualità offensive e qualche carenza in copertura. La Roma è coperta in quel ruolo (da Kolarov e Spinazzola, all’occorrenza anche Santon), ma non si sa mai.
Di sicuro Alessandro è in lizza per ritagliarsi un posto come esterno alto sinistro (anche per Fonseca vale il discorso del piede invertito sugli esterni), di garciana memoria. Proprio Rudi Garcia ai tempi se l’era inventato lì. Questo avverrà se e quando Fonseca vorrà proporre una squadra più equilibrata, confidando nelle capacità di rincorsa di Florenzi. E’ chiaro che non si vive di soli attaccanti, le squadre si fondano su equilibri e sarà decisivo in questo senso il ruolo di Veretout.
Che sta per tornare e, da come ha raccontato lui stesso, è stato chiamato per fare il regista. Vicino al francese vedremo, a seconda dei casi, Cristante, Diawara e, come è avvenuto fino a ora, Pellegrini. E soprattutto da domenica in poi scopriremo una nuova Roma, completamente diversa da quella vista fin qui. Da Smalling a Mkhitaryan, più Veretout, le prime novità. Quelle importanti.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni