C’è l’imbarazzo della scelta. Un campo come il Breda di Sesto San Giovanni poteva solo mortificare i contenuti tecnici della Roma Primavera di Alberto De Rossi. Ma… niente da fare. Questa squadra sembra davvero più forte di tutto. Forse lo è. E a questo solo l’Entella, l’altra finalista di Coppa Italia, dirà se ci sarà stata una squadra migliore di quella giallorossa. Capace di vincere il campionato scorso, di confermarsi in Supercoppa, sempre contro l’Inter, e ora di centrare questo nuovo traguardo che può preludere a un altro trofeo. L’oro della Roma è sotto l’occhio degli osservatori italiani ed esteri. Ma è soprattutto sotto gli occhi di una dirigenza che ne conosce perfettamente il valore. Guardate Pellegrini, un esterno che vale non soltanto perché alle sue spalle c’è un manager-totem come Mino Raiola; o un difensore centrale come Marchizza, che dà sempre la sensazione di fare la scelta migliore e sa infondere questa sicurezza alla squadra; una mezzala come Frattesi, che già da ora dà la sensazione di poter stare nella categoria dei più grandi; una coppia gol come Tumminello-Soleri, uno molto Vieri, l’altro molto Delvecchio. Per arrivare a un portiere come Crisanto, per il quale c’è davvero da sperare che il luogo comune dell’altezza non diventi un handicap. Perché questo è un signor portiere, che merita un posto tra i professionisti.
LA BESTIA NERA E L’INCUBO – Se la Roma è la bestia dell’Inter (5 vittorie su 5, la prima, nella semifinale scudetto 2016, ai rigori dopo il 3-3- sul campo, poi quattro successi al 90’), l’incubo dei nerazzurri è Marco Tumminello: in queste 5 partite gli ha fatto 5 gol, due doppiette tra semifinale scudetto e Supercoppa, un autorete provocata nella semifinale di andata di Coppa Italia al Tre Fontane, un assist (a Soleri) e un gol ieri. Già, dove l’Inter inciampava, tra un fondo di campo infame e la paura che ormai si impossessa dei ragazzi nerazzurri al cospetto del giallorosso, la Roma ha costruito la sua vittoria, stavolta cinica. E Marco Tumminello di questa Roma è davvero la gemma, il surplus, la sintesi tra lo strapotere fisico, una sicurezza disarmante, scelte tecniche intuitive e coraggiose, come quel gol in cui va a scegliere la soluzione di sinistro nella fessura che non ti aspetti. Oppure, forse proprio perché è lui, te la aspetti. Perché è un predestinato.
TUM-TUM – Viene da Erice, dove un groviglio di nubi e nebbia protegge come in una favola, un borgo medievale mozzafiato aggrappato sopra al mare di Trapani. Da quell’atmosfera magica è sbucato il talento di questo ragazzone che ha gli occhi di ghiaccio e che il Milan ha perso due volte, prima che finisse a Palermo e quando dal Palermo lo prese la Roma sul filo dei 14 anni. Un sinistro che come un martello (tum-tum) lo ha fatto diventare Tumminello a forza di campionati in doppia cifra. Il mare di Favignana gli scorre nelle vene e quando può ci torna, il cuore ha il giusto spazio nella sua vita e tra una partita e l’altra ci è scappato anche un viaggio a Parigi, con tanto di bacio postato sotto la Tour Eiffel. Ma la sua vita è il calcio: qualcuno lo ha ribattezzato Bobo Tumminello perché con quel fisico e quel sinistro, pensare a Vieri diventa facile. Lo vorrebbe il Sassuolo, la Roma ha detto no. Lo vorrebbero in tanti, la Roma dirà no. C’è quel contratto che recita 2018 e che andrà visto per sistemare le cose. Alla sua carriera ci tiene, la sua pagina Facebook è tempestata di articoli che parlano di lui (anche i nostri!). L’incubo dell’Inter è il tesoro della Roma. E la Youth League lo ha fatto vedere ed apprezzare molto anche in Europa. Ultima cosa: Marco Tumminello e questa Roma, hanno un grande maestro, Alberto De Rossi. Un valore aggiunto silenzioso. Ma enorme.