L’ultimo secondo della partita è il primo da raccontare perché all’improvviso Zaniolo s’è preso la ribalta, saltando come birilli non solo i cinque malcapitati giocatori della Spal che gli si sono fatti incontro, ma anche ogni sudicia polemica alzata ad arte dagli sciacalli che vorrebbero banchettare sulla Roma approfittando magari di qualche fragilità, dimenticando che questa vecchietta di 93 anni appena festeggiati resta più forte di tutto, anche senza coppe e coppette (che poi non è ancora detto…).
Il gol, dunque: è partito dalla sua trequarti ed è andato dritto per dritto, fermandosi solo alla fine e poi, rientrato sul sinistro, ha spedito alle spalle del povero Letica il sesto e ultimo gol di una partita a senso unico, che ha rinforzato il quinto posto (con allungo decisivo sul Napoli) e raccontato altre cosette, tipo la doppietta di Bruno Peres, il primo sigillo di Perez (sono 17 i marcatori della Roma), le firme di Kalinic in apertura di partita e di Kolarov in apertura di secondo tempo e l’1-6 finale, record uguagliato.
Fonseca se l’era giocata con quattro cambi iniziali. Dentro Smalling (al posto dell’infortunato Ibanez), Cristante (a riposo Veretout), Perez (per Mkhitaryan) e Kalinic (vice Dzeko): spremuti ancora Mancini e Kolarov (e infatti non brillantissimo, specialmente in occasione del momentaneo 1-1 di Cerri), Diawara, gli esterni Peres e Spinazzola, e davanti Pellegrini, oltre a Pau Lopez. Immutato anche il sistema, ovviamente lo stesso 3421 su cui il portoghese sta modulando la Roma del post-Covid, che garantisce adeguata copertura difensiva e sostanzioso supporto offensivo, con i due trequarti che partono larghi e si accentrano per far spazio agli esterni, con i mediani che spesso arrivano vicino alla porta.
Di fronte Di Biagio, nel tono dimesso già intuito nella conferenza stampa del giorno prima, cercava solo una dignitosa tenuta, ma gli è andata male. In campo ha presentato un 433 che in realtà è stato più un 451 con D’Alessandro e Strefezza supporti del centrocampo, ordinato da un geometrico Valdifiori (in spolvero tipo i tempi di Empoli di Sarri), ma con una difesa davvero inguardabile.
Così, dopo l’immediato infortunio del terzino sinistro Sala, sostituito da Reca, al primo affondo serio la Roma si è trovata in vantaggio con un gol tanto banale da trarre in inganno anche l’assistente Santoro, che aveva ravvisato un inesistente fuorigioco sull’involontario assist di petto di Perez per Pellegrini, sulla cui girata in forbice Letica aveva respinto a un metro da sè, e mentre Vicari aspettava il nuovo intervento del portiere, Kalinic ha allungato di punta e depositato nella porta vuota. Ma Manganiello ha fischiato l’irregolarità segnalata dal suo assistente che poi il Var, dopo quasi due minuti di ingiustificata incertezza, ha opportunamente sanato. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco